La battaglia contro i Romiti («La famiglia Adams») per entrare al “Corriere della Sera”, il debutto nel salotto Mediobanca, il duello con Galliani e il ruolo da Robin Hood del calcio per riformare la Lega contro i prepotenti. Non si può dire da sbadiglio il 2004 di Mister Tod's. Se a Diego Della Valle si chiede conto dei motivi di tutto questo interventismo a 360 gradi, lui risponde serafico: «Comunque il 95 per cento del mio tempo lo dedico all'azienda». E al resto solo il 5 per cento? «Sono un imprenditore, gestisco l'azienda di famiglia assieme a mio fratello Andrea. Sono spesso sotto i riflettori, ma le altre cose sono a basso impegno e ad alta visibilità. Frutto spesso di casualità».
Casualità?
«Abbiamo deciso di fare operazioni, naturalmente non rischiose, dove ci sia l'opportunità di buoni margini di crescita e di profitto. Investimenti in società sane nelle quali crediamo e dalle quali sia comunque facile uscire evitando di restare incastrati. Siamo pronti ad aumentare le nostre partecipazioni, con l'accordo di tutti».
Lasciamo il calcio per ultimo. Cominciamo da quel 95 per cento del suo impegno.
«La Tod's ha una strategia di crescita molto chiara, l'abbiamo quotata in Borsa, non ha debiti e si autofinanzia. Il nostro obiettivo è quello di posizionarci tra i tre o quattro grandi marchi del lusso mondiale».
Siete tra i pochi a non fare acquisizioni.
«Preferiamo crescere per vie interne, costa meno. Abbiamo una quantità di cose da sviluppare sul piano merceologico e geografico dei nostri marchi. E non facciamo acquisizioni anche perché in alcuni casi sono risultate delle pessime sorprese. Nel mondo del lusso non sono tutte rose e fiori».
Estratto da L'Espresso del 29/10/04 a cura di Pambianconews