Si chiamano tutti outlet e in comune hanno due cose: il nome e il fatto che vendono a prezzi scontati i marchi della moda e del design, perché sono rimanenze delle collezioni della stagione precedente. Una proliferazione esponenziale, coincisa con la crisi della moda. Crisi, si sa, dovuta a tanti fattori: prezzi schizzati alle stelle, difficoltà economiche che hanno portato la gente a spendere meno per capi che durano una sola stagione e, non ultimo, un diverso modo di vestire.
«La crisi dell'abbigliamento, conferma Aleksander Michalowski, direttore di Value Retail Management il gruppo che l'anno scorso ha aperto Fidenza Villane, ha spaccato il mercato in due: l'alto di gamma e il basso. Gli outlet riempiono il vuoto lasciato dalla clientela media che è stata la prima a frenare sullo shopping firmato».
«E' una formula che funziona anche come ammortizzatore produttivo», è il parere di Stefano Stroppiana, amministratore delegato per l'Italia di McArthur Glen, gruppo che tra Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi e Austria conta 11 villaggi. E' sul nostro mercato dal 1998, con il Designer Outlet di Serravalle Scrivia (Alessandria) a cui l'anno scorso si è affiancato Castel Romano (vicino Roma). «Com'è noto, precisa Stroppiana, anche le grandi marche hanno campionari, capi invenduti, surplus produttivi che vanno smaltiti. Meglio, dunque metterli in vetrine adeguate, eleganti, piuttosto che vadano a finire, dopo una catena di passaggi incontrollati, sulle bancarelle rionali».
Estratto da Affari & Finanza del 25/10/04 a cura di Pambianconews