Eccellenza. È la parola magica cui gli imprenditori italiani del tessile e abbigliamento affidano le speranze di far fronte all'assalto dei prodotti cinesi. Eccellenza nella qualità, nei servizi, nella flessibilità e nei tempi di consegna delle merci. Ma il confronto è durissimo e ha già lasciato sul campo morti e feriti (sono 40mila circa i posti di lavoro persi nel settore nel biennio 2002-2003). Dal primo gennaio prossimo sarà eliminato il regime di quote alle importazioni: l'Accordo multifibre, infatti, entrato in vigore nel 1974, prevedeva limitazioni quantitative all'importazione di prodotti tessili e di abbigliamento provenienti da America Latina e Asia. Limitazioni che sono state progressivamente smantellate negli ultimi dieci anni. Dal 2005, dunque, l'import sarà libero in tutto il mondo occidentale.
«Bisogna agire sul prodotto, perchè i cinesi sono ancora indietro di qualche anno rispetto a noi», sostiene Fabio Candido, amministratore delegato di Fenicia, tra le poche aziende di camicie che ancora sopravvivono in Italia (9 milioni di ricavi 2004, in aumento del 15% sul 2003).
E spiega: «Dobbiamo lavorare sui margini e aumentare le quantità. Questo significa dare un buon prodotto a un prezzo ottimo. Noi abbiamo “rotto” un po' il mercato offrendo quattro camicie per 99,99 euro. E garantendo questo prezzo al pubblico per cinque anni. Lo possiamo fare perchè abbiamo quantità sufficientemente grandi per spuntare prezzi migliori con i fornitori». Basilare, secondo Candido, è la distribuzione: per Fenicia l'obiettivo è arrivare a 150 punti vendita entro il 2008 (venerdì aprirà il secondo negozio monomarca a Milano).
Estratto da Il Sole 24 Ore del 20/10/04 a cura di Pambianconews