A fronte di segnali di stabilizzazione del fatturato e dell'attività produttiva settoriale nel primo semestre dell'anno, i dati più preoccupanti emersi dall'indagine congiunturale di Sistema Moda Italia, oltre che alle dinamiche del mercato del lavoro (dove si scontano nuovi cedimenti dell'occupazione), fanno riferimento alla mancata realizzazione delle aspettative di ripresa per la raccolta ordini relativa alla prossima stagione estiva (P/E 2005). Questo ennesimo mancato risveglio nel "sell-in" sta infattipregiudicando significativi incrementi di attività nella parte finale dell'anno.
Nella prima parte di quest'anno, sia l'attività produttiva che le vendite del settore abbigliamento-maglieria-calzetteria (AMC) si sono stabilizzate. Queste indicazioni, già evidenti nella scorsa indagine congiunturale vengono confermate dai dati raccolti subito dopo la pausa estiva. Tale andamento continua comunque a fare sintesi di andamenti dicotomici per le due fonti di domanda. Nel terzo trimestre dell'anno si riscontra infatti un nuovo incremento delle vendite sui mercati esteri (+2,7% nei dati di pre-consuntivo forniti dalle aziende), mentre residue difficoltà continuano a caratterizzare la domanda interna (qui, infatti, le 250 aziende del campione SMI scontano la settima flessione consecutiva).
In termini di attività produttiva, gli impulsi più positivi hanno continuato ad interessare la componente delocalizzata (nelle stime per il terzo trimestre si rilevano incrementi prossimi al 6%) che contribuisce ormai per oltre il 20% alla definizione del mix d'offerta complessivo delle aziende italiane. L'attività produttiva realizzata in Italia (sia internamente che presso terzisti) evidenzia invece residue difficoltà, pur continuando a rappresentare circa i 4/5 dell'offerta complessiva.
I rapidi mutamenti che sembrano interessare le scelte di localizzazione produttiva delle aziende italiane e la definizione del mix ottimale fra produzione realizzata internamente all'azienda ed attività affidata a sub-fornitori, segnalano (oltre a problemi statistici legati alla natura campionaria dell'indagine SMI ed a situazioni fortemente disomogenee che caratterizzano sia i 16 comparti oggetto di monitoraggio, sia le diverse classi dimensionali) i forti fattori di incertezza che ancora caratterizzano il mercato.
Ad esempio, se nel 2003, risultava evidente una tendenza a riportare sotto il pieno controllo della casa madre una quota di output maggiore (in quell'anno infatti la percentuale realizzata internamente alle aziende è infatti aumentata dal 41 al 42,7% dopo tre anni di cali consecutivi), nel 2004 i vantaggi di costo legati alla delocalizzazione produttiva sembra stiano facendo di nuovo premio, specie nei confronti del ricorso al terzismo nazionale (più penalizzato rispetto
alla produzione "interna").
In altri termini sembra che il sempre maggior contenuto di "servizio" ormai assicurato anche dalla sub-fornitura non sia in grado, almeno nella congiuntura attuale, di compensare per i vantaggi di costo delle produzioni delocalizzate.
Come emerso più volte in passato, tuttavia, anche i dati più recenti confermano che la scelta di quanto e dove produrre non è "data" per le aziende; queste invece, stagione dopo stagione, decidono in base alla situazione contingente (tendenze moda, andamento dei vari mercati, posizionamento vis à vis del retail, ecc.) come allocare la produzione.
Questa continua ricerca di "efficienza" tuttavia si riflette negativamente sul mercato del lavoro: in assenza di chiari segnali di inversione di tendenza sul
fronte della domanda infatti sono proseguite le razionalizzazioni produttive e, negli ultimi due trimestri, questo dovrebbe essersi tradotto in cedimenti occupazionali superiori all'1%.
I dati più preoccupanti, emersi dall'indagine, oltre che alle dinamiche del mercato del lavoro, fanno infine riferimento alla mancata realizzazione delle aspettative di ripresa per la prossima stagione estiva P/E 2005. I dati preliminari sul sell-in comunicati dalle aziende evidenziano infatti la settima flessione consecutiva del mercato italiano. Anche se si tratta dei dati di inizio campagna – che potrebbero quindi subire riallineamenti, stante la perdurante tendenza da parte dei buyer a spostare "in avanti" le decisioni di acquisto – l'appuntamento con la ripresa sembra essere ulteriormente rinviato.