Nel Nord-Est cambia pelle un terzo delle imprese e sta affrontando, o dovrà affrontare entro i prossimi cinque anni, il problema del passaggio generazionale. Sotto i riflettori delle cronache sono già finiti alcuni grandi gruppi, dai Marzotto ai Coin ai Del Vecchio, che si sono trovati a sciogliere nodi particolarmente complessi, per effetto non solo delle dimensioni aziendali, ma anche del grado di apertura ai mercati finanziari. Altri casi di società non quotate, ma molto note sono all'ordine del giorno.
E alle loro spalle si profila una folla di quasi 200mila piccoli e medi imprenditori, alle prese con problematiche analoghe e con la stessa esigenza di trovare soluzioni “su misura”, visto che ogni azienda ha storia e caratteristiche proprie. «Il passaggio non sarà indolore, avverte Daniele Marini, direttore della Fondazione Nord-Est, perché in gioco non c'è un cambiamento di tipo tecnico, ma un vero e proprio salto culturale». Così, per misurare le dimensioni della sfida, la Fondazione Nord Est ha realizzato una ricerca che offre uno spaccato delle differenze tra generazioni e del trend in atto.
«Se c'è un comune denominatore fra le due generazioni, gli fa eco Gaetano Marangoni, presidente dei Giovani imprenditori del Veneto, è la necessità di porsi il problema, anzichè ignorarlo o rinviarlo a un ipotetico futuro». La sintesi della sfida, per Marangoni, è che «se è vero che l'impresa è un bene sociale, l'obiettivo più importante è che continui anche oltre chi l'ha inventata. È chiaro che, quando il passaggio del testimone trova sostegno nella stessa famiglia, questo non può che far piacere, ma se non è possibile il valore che deve prevalere è quello della continuità aziendale».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 18/10/04 a cura di Pambianconews