La settimana (ma sono nove giorni) della moda milanese è finita dopo 96 sfilate e oltre cento presentazioni. Sulle passerelle si sono visti qualcosa come settemila proposte. Che non sono capi singoli. A «conteggiare» quelli (giacche, gonne, pantaloni, t-shirt e quant'altro), si potrebbe arrivare a 25 mila pezzi. Applauditi da qualcosa come 40 mila persone (media 400 invitati a show). E' che qualcos'altro bolle in pentola. Per esempio una richiesta ufficiosa agli esperti dell'Università Bocconi di studiare un'alternativa alla sfilata (che non può morire perché resta «il» momento creativo), magari con matrimoni all'altezza: il cibo, l'arte, il design. Non solo, il 14 ottobre il consiglio della Camera della moda ha all'ordine del giorno «studio di un nuovo format per la settimana della moda milanese».
Lo anticipa Mario Boselli, presidente della Camera, ma non aggiunge altro. Tirando a indovinare forse si pensa a un calendario più snello (una vera settimana di sette giorni) con i nomi che sia giusto che sfilino e poi un luogo (che dire del successo degli show all'Ottagono: in 6 mila ieri da Biagiotti Roma) dove, magari, ogni mezz'ora i «minori» salgono sulla passerella davanti allo stesso, più o meno, pubblico. Perché è anche vero che negli anni il parterre è cambiato: osso duro restano giornalisti e buyer, ma quasi scomparsi (causa i monomarca) i proprietari di boutique sono costretti a fare gli ordini negli show room.
Estratto da Corriere della Sera del 4/10/04 a cura di Pambianconews