Alla sfilata milanese di Fendi, la scorsa settimana, tutti hanno notato il nervosismo di Karl Lagerfeld e la freddezza dei suoi rapporti con Michael Burke, chief executive officer della maison romana. E non poteva essere diversamente dopo le dichiarazioni rilasciate dal grande designer a Corriere Economia a proposito della difficile situazione di Fendi. Anche considerando il fatto che Lvmh, la società che controlla Fendi, è quotata; e non diffondendo, la capogruppo, dati e informazioni precise sui marchi controllati, quell'intervista assume ancora più rilevanza.
E, infatti, superato il primo momento di sorpresa e di sbandamento, i lavori sono in corso e c'è chi si attende qualche cambiamento prossimo. D'altra parte, nessuno finora ha messo in dubbio i rapporti, da sempre assai stretti, di Lagerfeld con François Arnault, il patron di Lvmh. II quale durante la recente presentazione dei dati semestrali ha ammesso che per trovare le formule vincenti per rilanciare un marchio ci vogliono anche dieci anni, come è stato nel caso di Dior.
Ma c'è anche Donna Karan. II marchio americano, considerato I'Armani degli Stati Uniti, fu rilevato dal gruppo francese con una spesa totale, in contanti, di 645 milioni di dollari (allora corrispondenti a 1.300 miliardi di lire). La società era quotata (ma i marchi erano stati tenuti dalla stilista e dal marito, dunque, fuori dalla quotazione e questo provocò un mare di polemiche) e aveva, al momento dell'acquisizione, un fatturato di 650 milioni di dollari, un risultato netto corrente di 15 milioni di dollari e un indebitamento di 10 milioni. Oggi gli analisti stimano per la società un sostanziale pareggio, a fronte di un fatturato che risente del taglio di alcune linee.
Estratto da CorrierEconomia del 4/10/04 a cura di Pambianconews