Contornato da modelle cinesi e preceduto da ettolitri di Moét & Chandon, Yves Carcelle, 54 anni, presidente della Louis Vuitton, ha inaugurato il negozio numero 12 in Cina, nel weekend più sfavillante di Shanghai. Milletrecentocinquanta metri di boutique al Plaza 66, cattedrale commerciale della città. È lui l'artefice dell'exploit cino-francese.
La corazzata del lusso Lvmh è stata tra le prime a sedurre il mercato cinese. Quando è cominciata l'avventura?
Nel 1991, a Shanghai, e vedevo migliaia di persone in bicicletta vestite con la Mao jacket blu. Aprimmo un angolino al primo piano dell'Hotel Palace, unica area dove c'era un'idea di lusso. Nel '95 il primo McDonald's attirava migliaia di curiosi. Nel '98, dopo anni di negoziati e burocrazia, il grande sbarco.
Che cosa l'ha convinta a credere fino in fondo al cambiamento cinese?
Era nell'aria già dai primi tempi. Ma ad aprirmi gli occhi è stata la lettura dei romanzi polizieschi cinesi usciti nei primi anni 90. C'era il sogno del lusso.
In Cina c'è molta contraffazione.
II rischio c'è, impossibile negarlo. II governo si è impegnato a collaborare con regole zero tolerance. Se sarà davvero così lo scopriremo col tempo.
Estratto da Panorama del 30/09/04 a cura di Pambianconews