È ottimista Giovanni Burani, amministratore delegato di Mariella Burani Fashion Group, la griffe emiliana quotata in Borsa. E cosi conferma uno stato d'animo diffuso in questi giorni tra i protagonisti delle sfilate milanesi. «I segni di ripresa ci sono» dice Burani. Ma subito aggiunge: «Però è una crescita lenta, molto selettiva».
Quali risultati vi aspettate per Mbfg a fine anno?
Dovremmo raggiungere un fatturato complessivo di 420-430 milioni di euro, in aumento di poco meno del 20% rispetto all'anno scorso. Sostanzialmente siamo in linea con l'andamento del primo semestre, che si è chiuso con 200,5 milioni di euro di ricavi e un margine operativo lordo di 22,9 milioni, in crescita del 23,7% rispetto al primo semestre dell'anno precedente.
Dove avete ottenuto le migliori performance?
Per noi la “nuova Europa” (i Paesi dell'Est), resta un'area molto importante e dove riusciamo a raggiungere buoni risultati. La crescita continua a essere a doppia cifra, anche a livello organico, cioè indipendentemente dalle acquisizioni. Nell'Europa dell'est abbiamo già 40 punti vendita, di cui 25 solo in Russia. Poi c'è l'Asia in generale, compresa la Corea e il Giappone: quest'ultimo viaggia un po' più lentamente degli altri. Infine c'è la Cina, che ormai sta cominciando a diventare un mercato vero.
Come vede i prossimi mesi del gruppo Burani, con quale strategia intendete muovervi?
Cresceremo nel retail diretto e nel controllo della distribuzione. Per ora non pensiamo a ulteriori acquisizioni e ci concentreremo sui marchi di proprietà, che oggi costituiscono il 90% del nostro fatturato. Poi pensiamo di riuscire ad aumentare la quota delle esportazioni sul totale dei ricavi dall'attuale 68% a oltre il 70%. Ci localizzeremo anche sulla pelletteria, che va bene e rappresenta il 30% dei ricavi del gruppo.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 30/09/04 a cura di Pambianconews