Si smorzano gli entusiasmi sulla possibilità di sviluppare nelle aree recentemente entrate a far parte della Ue un forte polo produttivo per il sistema moda. La costruzione entro i confini dell'Europa di una solida filiera della moda rappresenta infatti un fattore di difesa dalla pressione concorrenziale dei Peasi asiatici, anche per Paesi leader nel settore come l'Italia. Ma proprio nei Paesi dell'Europa allargata l'industria della moda appare in declino.
E così si infittisce il numero di imprenditori italiani delusi o in difficoltà con gli investimenti di delocalizzazione in questi Paesi. E non manca chi decide di chiudere i rapporti con fornitori locali. Certo, non è così per tutti e in molti casi la scelta di delocalizzare resta un successo. A lanciare l' allarme è un recente studio ancora in corso, di cui «Il Sole-24 Ore» è in grado di anticipare i primi risultati, realizzato dalla società di analisi Hermes lab. «C'è il rischio, sostiene Marco Ricchetti, economista di Hermes lab che sotto la pressione della concorrenza internazionale in molti di questi Paesi l'industria tessile sia spazzata via, lasciando più esposti anche i partner dell'Europa a 15».
Le cause di questo declino sono sostanzialmente due: la prima è la crescente competizione dei Paesi asiatici a basso costo, Cina e India in testa. Il secondo motivo di debolezza è rappresentato dal fatto che gli investimenti dell'industria italiana, ma non solo, nei nuovi Paesi della Ue sono stati troppo orientati a ricercare vantaggi di prezzo piuttosto che trasferire capacità manageriali e know how.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 28/09/04 a cura di Pambianconews