Gestire gli alberghi. È l'ultima frontiera del brand stretching scoperta dalle griffe del lusso. Che, dopo aver diversificato nei segmenti più vicini al proprio core business, hanno fatto rotta sul turismo d'élite. Obiettivo: far fruttare il proprio marchio. E in uno dei pochi settori che non conosce crisi: l'hotellerie a cinque stelle. Così quello che sembrava un vezzo eccentrico (tra i primi a investire in resort extralusso furono agli inizi degli anni Novanta Krizia, Ralph Lauren e Mulberry) si sta trasformando in una «terza via» per continuare a crescere.
«Una strategia che, seppur rischiosa, potrebbe assicurare notevoli vantaggi» spiega Carlo Pambianco, fondatore dell'omonima agenzia di consulenza specializzata nel segmento lusso, «in termini sia d'immagine sia di ritorni economici». Fatto non da poco, in un mercato, quello del lusso, che vacilla da tempo. E a soffrire sono soprattutto gli accessori griffati, come testimoniano i dati di bilancio di alcuni big di settore.
Estratto da Economy del 30/07/04 a cura di Pambianconews