Di sentir parlare del declino economico dell'Italia si è ormai stancato. È forse anche per questo motivo che Adolfo Urso, viceministro alle Attività produttive, preferisce soffermarsi sui segni di ripresa del made in Italy.
Onorevole Urso, il 2003 aveva rappresentato uno dei punti più bassi nella storia del made in Italy. Al giro di boa di metà anni, siamo in presenza di un rilancio effettivo, che è andato rafforzandosi mese dopo mese. Cosa ha determinato l'inversione di rotta, tenuto conto di un contesto internazionale caratterizzato dal rincaro dei prezzi delle materie prime?
«La ripresa economica di alcuni dei nostri partner più importanti, a cominciare dagli Stati Uniti, è stata fondamentale. Già nello scorso mese di gennaio le vendite di macchine utensili erano cresciute. Questo era stato un primo, positivo segnale, perché stava a significare che le imprese erano tornate a rinnovare gli impianti. Poi sono ripartite le esportazioni di beni di consumo. La vera svolta ha però coinciso con l'abbandono dell'euro di quota 1,30 dollari, con un successivo riposizionamento a 1,20-1,21. Oggi tutti i settori del made in Italy, anche quelli più esposti alle pressioni competitive come tessile, calzature e arredamento, hanno vitalità. Credo che a fine anno la crescita delle nostre esportazioni si attesterà sul 6%».
Oggi il made in Italy vince se…
«Se sa riscoprire la tradizione e puntare sulla qualità. Settori maturi come quello delle calzature o del mobile possono resistere se si posizionano su un segmento più alto di mercato. La Cina diventerà l'industria di riferimento nei manufatti; noi possiamo diventare produttori di eccellenza. Fino a 20 anni fa i nostri vini erano scadenti, oggi sono i migliori del mondo».
Quale sarà il futuro dei distretti industriali, i cui prodotti possono venire facilmente imitati?
«Per i distretti è essenziale l'internazionalizzazione, il prolungamento all'estero dell'attività. Ciò non significa delocalizzare solo per abbattere i costi, ma produrre beni adatti al mercato locale».
Estratto da Il Giornale del 28/07/04 a cura di Pambianconews