Vittorio Coin si dichiara favorevole: «L'ingresso di fondi di private equity nel capitale è positivo, fanno crescere la società». Ma quando gli si chiede se sarebbe disposto a vendere l'intera partecipazione nel gruppo di distribuzione che porta il nome di famiglia da 1,25 miliardi di euro, passa la mano. «Bisogna chiedere a mio figlio Piero». Piero, 35 anni, vicepresidente del gruppo, è subentrato al vertice dell'azienda insieme alla cugina Marta, 33 anni, figlia di Piergiorgio, al momento della pace siglata lo scorso inverno tra i due fratelli Coin dopo tre anni di guerra di carte bollate.
«Disposto a vendere l'intera quota di famiglia? Oggi i fondi hanno “fame” di operazione, c'è molta liquidità in giro. Tutto ha un prezzo, se dovesse venire fuori un'offerta spropositata…», risponde. Succede che la Finanziaria Coin, la società controllata pariteticamente dalle famiglie di Piergiorgio e Vittorio Coin alla quale fa capo il 61,87% del Gruppo, ieri ha dato mandato a Jp Morgan e Vitale & Associati «di esplorare le opportunità di valorizzazione della propria partecipazione nel Gruppo Coin Spa».
«Alcuni fondi però avevano manifestato formalmente l'interesse per un'operazione che riguardasse l'intero gruppo anziché la sola divisione Oviesse. Perciò noi azionisti abbiamo deciso di valutare questa opportunità», spiega Piero. Le ipotesi sono diverse: i fondi potrebbero rilevare una quota oppure l'intera partecipazione della famiglia, che sale al 63% con l'1,1% detenuto da quattro società semplici.
Estratto da Corriere della Sera del 27/07/04 a cura di Pambianconews