Buccellati, basta la parola. Magari quella di Gabriele d'Annunzio, i cui rapporti di amicizia con il fondatore Mario, battezzato dal poeta “Principe degli orafi” durarono affettuosi nel tempo sino alla morte del Vate. Buccellati, un appuntamento fra storia e leggenda. Quella di un giovanotto alle prime armi o poco più che, infastidito dalla richiesta di sconto di una nobildonna spagnola nella Madrid del 1920, preferì buttare dalla finestra il portacipria “incriminato” perché la genialità non si contratta. E ancora, Buccellati e il suo museo, quindi non una maison ma la maison. Quella che si identifica con l'arte orafa, fra scrigni ricolmi di zaffiri e rubini, parure e bracciali traforati, splendidi argenti e opere irripetibili.
Ma anche un Buccellati “figlio d'arte”, erede di quel settecentesco Contardo che si era distinto nella Contrada degli Orafi a Milano. Insomma, un indiscusso protagonista dell'artigianato artistico milanese, simboleggiato dal punzone “15 MI” datato 1934, che oggi si propone come uno dei tre più “antichi” rimasti su piazza a fronte degli oltre duemila attribuiti. D'altra parte la storia dei Buccellati, stemperata su un secolo di sapiente artigianato, è racchiusa in un sodalizio per molti aspetti unico e giocata fra le pieghe del vulcanico genio di Mario, per poi riflettersi a cascata su quello del figlio Lorenzo e trovare una immagine pubblica e vincente nel dinamismo coinvolgente di Claudia.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 26/07/04 a cura di Pambianconews