Ci sono i nuovi padroni eppure Gialuigi Facchini è ancora amministratore delegato. Lascia tutte le cariche in Finpart il 29 aprile, tutti credono che abbia passato definitivamente la mano. Gianni Mazzola assume la gestione e il 12 maggio presenta un piano di ristrutturazione. Da dicembre, quattro mesi buttati via. Mentre Mazzola presenta il piano e un bilancio di «pulizia» e di rottura con il passato, Facchini firma (fine maggio) una fusione tra la Pepper e una sua importante controllata: la Union, curiosa società che alla voce «costi per ricerca e sviluppo» iscrive 145 mila euro di consulenze per attivare negozi monomarca a Napoli e Capri. Di entrambe le società è presidente.
Facchini, uscito dalla Finpart che è sotto i riflettori, in realtà ha ancora cariche importanti nelle principali controllate operative del gruppo, con relative deleghe gestionali. Di fatto ha in mano ancora il potere. Si dice che proprio nelle ultime 48 ore si sia dimesso da tutto ma nessuna comunicazione ufficiale è arrivata. Nel frattempo gli advisor della Tatò & Partners, nominati appena ad aprile, vengono congedati e sostituiti con Abn Amro ai primi di luglio.
Adesso restano appena 17 giorni per salvare il bond e la Finpart. E resta la scia di molti affari controversi e altrettanti misteri. Compreso l'ultimo: perché due signori, uno svizzero e un trentino, noti in Piazza Affari per l'acquisizione di Schiapparelli, alla vigilia di Natale si prendono in carico questa immensa patata bollente?
Estratto da Corriere della Sera del 9/07/04 a cura di Pambianconews