Sarà all'insegna della semplificazione la presidenza di Sistema moda Italia affidata a Paolo Zegna la scorsa settimana, in sostituzione di Vittorio Giulini. In questa sua prima intervista Zegna spiega le linee guida del suo mandato: una rappresentanza industriale il più possibile unitaria e, dunque, più forte; una sola fiera del tessile; una ristrutturazione seria delle fiere della moda. Quanto al marchio «made in Italy», a dimostrazione della sua complessità, c'è una svolta rispetto al passato: sì a una valorizzazione del prodotto italiano soprattutto all'estero, sì a un'etichetta di provenienza per chi esporta in Europa, ma anche rispetto delle tante opinioni che sul tema esistono nell'Ue.
La sua nomina è sembrata un po' improvvisa.
«Giulini era già in scadenza a fine giugno, ma pensavamo a una prorogatio per alcuni mesi, per arrivare con lui a realizzare la fusione con l'Associazione tessile italiana. Alla fine abbiamo, però, ritenuto più opportuno rispettare i tempi della naturale scadenza del suo mandato. Il mio compito, ora, è quello di velocizzare la fusione con Ati. La semplificazione, le sinergie, sono uno dei nostri obiettivi anche nel breve; conAti così come con Tessilvari. Siamo tutti convinti che il mettersi insieme permetta di creare un'associazione più forte e allo stesso tempo più snella. E che, inoltre, consenta di mantenere più facilmente un equilibrio tra i costi e i ricavi».
La mancanza di unione è stata uno dei fattori di debolezza.
«Potevamo fare meglio, ma è inutile stare ora a individuare le cause. Oggi c'è una concomitanza di elementi che porta a rendere questo tipo di azione necessaria: la competitività è in aumento, ci sono mercati che si aprono e una serie di persone, dal presidente della Repubblica al presidente di Confindustria fino a buona parte del mondo politico, che spingono perché certe condizioni si realizzino. Lo abbiamo visto il mese scorso in Cina: anche se si vede che ci manca ancora un po' di allenamento, agli occhi di chi sta dall'altra parte il fatto di vedere, insieme, belle macchine, begli abiti, begli accessori, ha una sua forza. Il tessile-abbigliamento è per l'Italia ciò che è il petrolio per altri Paesi. Se non lo valorizziamo adesso, non so come potremo farlo poi».
Estratto da CorrierEconomia del 5/07/04 a cura di Pambianconews