Per spiegare come sarà Marzotto, Antonio Favrin cita l'esempio di Hugo Boss a Madrid (città nella quale si trovava ieri per il meeting della società controllata): persone di 10 nazionalità diverse. «Questo è il futuro delle aziende e tutti noi lo sappiamo, compreso Pietro».
Come sarà Marzotto senza di lui?
«Pietro è un uomo che ha fatto molto per la Marzotto, è stato un grande professionista e un grande imprenditore. Ma le aziende non sono più fatte da una persona sola, quanto invece da un sistema e da manager che siano capaci di essere globali».
Dov'è stato il punto di rottura con Pietro?
«Ci sono decisioni che si prendono perché succede una serie di fatti, perché cambia lo scenario e perché si cambia anche noi stessi – anche gli anni contano -, sono cose che bisogna valutare in un contesto più ampio. Conosco Pietro da anni, lo stimo e gli sono amico e bisogna avere rispetto, ognuno sceglie la propria vita».
Nel piano di Marzotto è prevista la fusione con Hugo Boss?
«Non mi risulta. Poi, tutto può succedere, ma non è un'operazione che fa parte del percorso attuale».
Si sa che Marzotto sta per fare un grosso investimento in Cina, in cosa consisterà?
«La Cina è un Paese non facile e dove ci sono regole ancora da definire, ma ha un grande potenziale ed è una buona testa di ponte per gli Stati Uniti. Ci muoveremo verso la Cina con la stessa ottica avuta quando sei-sette anni fa siamo andati nell'Europa dell'Est. Andremo là a produrre, a vendere, a distribuire».
Estratto da Corriere della Sera del 15/06/04 a cura di Pambianconews