«Sicuramente l'approccio all'abito, forse grazie anche alla “moda” del vintage, osserva Gianfranco Ferrè, ora maggiormente svincolato dal principio del total look. Tendenzialmente il consumatore ha imparato ad acquistare capi ed accessori che abbina in libertà, in base al gusto personale. In qualche modo ognuno è lo stylist di se stesso. O perlomeno dovrebbe esserlo, visto che capita non di rado che subisca lo style dettato dai media e dalla Tv in particolare, a volte un po' troppo carico rispetto alla realtà quotidiana: perfetto, forse, sotto i riflettori , ma non il massimo per un meeting di lavoro o per lo shopping mattutino. Rischi di questo genere, a parte, direi che lo styling oggi è una pratica individuale. Soggettiva».
«La nuova sfida, spiega Carlo Rivetti, presidente e amministratore delegato di Sportswear Company, è umanizzare la tecnicità legata al prodotto. Si deve avere voglia di sperimentare, di sfidare i limiti estremi della ricerca. E la ricerca è uno stato mentale: non deve essere finalizzata al raggiungimento di un obiettivo ad ogni costo e non deve avere limiti di tempo. Solo se si riesce a raggiungere un risultato si può valutare se questo è applicabile al prodotto. Ad esempio abbiamo impiegato più di due anni a realizzare la Light Jacket, una giacca con integrate nel tessuto le fibre ottiche. Siamo partiti da una semplice idea: condurre la luce in determinati dettagli di un capo. Se ci riuscivamo bene, altrimenti avremmo comunque sperimentato».
Estratto da Affari & Finanza del 14/06/04 a cura di Pambianconews