«La mancanza di infrastrutture, l'energia più cara d'Europa, l'università che funziona male, la burocrazia… Gli italiani dovrebbero smetterla di lamentarsi e amare di più questo Paese. Si parla sempre di un'Italia in declino, che perde competitività, sottolineando tutte le cose che non vanno. È vero, abbiamo avuto Parmalat, Cirio e Alitalia. Ma sono convinto che le cose positive superano quelle negative. Non si deve dimenticare che in quasi tutti i settori, dalla meccanica al design all'impiantistica, siamo ai primi cinque posti nel mondo», sostiene Leonardo Del Vecchio. Il patron di Luxottica, leader mondiale dell'occhialeria con oltre 2,8 miliardi di fatturato nel 2003, lo ha dimostrato anche con l'ultimo colpo da oltre 600 milioni di dollari sull'americana Cole National, che giovedì ha accettato la nuova offerta del gruppo di Agordo, e raccomandato all'assemblea degli azionisti di votare a favore della fusione il prossimo 20 luglio.
In un capitalismo ancora familiare come quello italiano, un'ulteriore debolezza è data dai problemi di successione. Come lo sta affrontando?
«Voglio molto bene ai miei figli: sono sei, il più piccolo ha un anno. Ma non lascerò a nessuno di loro una responsabilità così grande, sarebbe troppo pesante. Per questo sto indirizzando il futuro dell'azienda verso la gestione manageriale. Già oggi c'è una squadra di manager che mi accompagna. I figli maggiori finora hanno accettato le mie scelte. La nostra è una famiglia allargata, ma unita».
Torniamo al “colpo” su Cole, che ha permesso a Luxottica di battere i cinesi di Moulin International.
«Prima di cantare vittoria dobbiamo aspettare il parere dell'Antitrust Usa. Abbiamo messo in conto di cedere una quota di negozi. Gli avvocati sono ottimisti: ci auguriamo di avere il via libera entro la fine dell'anno. Dall'approvazione ufficiale degli azionisti e fino a quel momento pagheremo in contanti un interesse annuo del 4% sul prezzo offerto di 22,5 dollari ad azione. Quanto a Moulin, le banche hanno giocato un ruolo fondamentale: quando hanno avuto accesso ai dati, si sono resi conti della situazione e non hanno voluto finanziare l'operazione».
È ottimista anche per il made in Italy o crede che sia in pericolo?
«Tutti siamo in pericolo, made in Italy o made in Germany, perché la concorrenza globale è fortissima. La verità è che il made in Italy da solo non è più sufficiente. Non basta vendere prodotti, ma occorre servizio post vendita, servono investimenti in pubblicità, in ricerca, c'è bisogno di innovazione continua. Le nuove tecnologie permettono di contenere i costi. Noi ogni anno implementiamo il nostro centro di distribuzione italiano che serve tutta l'Europa».
Quest'anno come va?
«Per Luxottica i primi tre mesi molto bene, speriamo che continui così anche nel secondo trimestre. Di sicuro dopo un brutto 2003, ne 2004 andrà molto meglio per tutti. In Usa le vendite sono riprese bene e il Giappone sembra tornato, mi auguro che non sia solo un fuoco di paglia».
Estratto da Corriere della Sera del 5/06/04 a cura di Pambianconews