Passa per un deciso ritorno al made in Italy la strategia di Belfe, marchio storico dello sportswear ormai definitivamente sotto il controllo della Medinvest di Paolo Opromolla (oggi ha l'85%, rilevato dalla famiglia Festa che lo fondò nel 1920 e alla quale è rimasto il restante 15%). E per un semplice motivo: alla fine costa di meno. Artefice del piano – che punta a trasformare il passivo di bilancio, nonostante il fatturato di 50 milioni di euro, in previsione di pareggio già entro il 2005, è Alfredo Passariello, «scovato» da Opromolla in Simint.
Tutti, italiani o al massimo europei, come i façonisti che realizzano i prototipi, perché Passariello ha riportato la manifattura in Italia: «Valutando l'intero processo, produrre in Oriente come faceva la precedente gestione costa di più: bisogna inviare tecnici in loco, reperire i materiali con più anticipo, affrontare oneri secondari. In più, si rischia la standardizzazione». Allineandosi al made in Italy, invece; Belfe rientra in quell'esclusività che le consentiva, già nel 1945, di portare il primo filo di nylon in Italia o di proporre, cinque anni dopo, giacche con inserti in alcantara usate dagli scalatori del K2, di cui ora ricorre l'anniversario.
Ma l'attenzione del manager è rivolta anche a Postcard, marchio di fascia alta che copre il 20% del fatturato aziendale e riscuote forte credito negli Usa: «L'errore è stato di ghettizzarlo, con proposte destinate alla montagna. Ora puntiamo a un total look sportivo e raffinato, non stagionale». In generale, non saranno più le stagioni a determinare il prodotto e non ci saranno più solo due collezioni l'anno, bensì vari aggiornamenti in linea con l'evoluzione del mercato.
La rivoluzione continua a livello distributivo, con l'unificazione della rete vendita italiana ed europea, la scelta di un agente americano che ha in portafoglio Kiton e Avon Celli («per definire il target») e una mira particolare sulla Spagna, strategia che dovrebbe portare a invertire entro tre anni le percentuali di vendita attestate sul 65% Italia e 35% estero.
Estratto da CorrierEconomia del 7/06/04 a cura di Pambianconews