Brioni è pronto a guidare lo sbarco del lusso italiano a San Pietroburgo. A rivelare che il marchio sartoriale di abbigliamento maschile, guidato da Umberto Angeloni, sta valutando di aprire nella capitale degli Zar, è stato David Gisi, amministratore delegato di Mercury, il principale canale di entrata in Russia per i marchi di lusso. Un passo che dimostra come, ormai pienamente conquistata la città di Mosca, ora si sta preparando l'allargamento a San Pietroburgo, nonché al resto del Paese. Gisi ha parlato a margine di un incontro organizzato da Pambianco Strategie di Impresa sul mercato russo.
Dal meeting è emerso che Mosca, dove si concentra il più alto numero di miliardari del mondo (secondo Forbes sono 33, contro i 31 di New York), rappresenta ancora una sorta di Eldorado per le griffe di alta gamma. In base a un'indagine di Pambianco, nella fascia più alta di mercato (circa 50mila persone su una popolazione di 12 milioni di abitanti) i moscoviti possono permettersi un budget annuo per l'abbigliamento tra gli 8mila e i 20mila euro (tra 2.500 e 4mila euro solo per le calzature). E in questo segmento l'Italia mantiene la leadership. Nel 2003 è stato il terzo esportatore in Russia di abbigliamento, dopo Cina e Turchia. Ma non c'è confronto nel segmento alto di gamma dove il made in Italy controlla il 65% del mercato (contro il 20% della Francia). Merito anche di Mercury, società fondata a metà degli anni Novanta da Leonid Freland e Leonid Strunin, che passo dopo passo ha oggi il monopolio delle griffe a Mosca: i russi mettono i finanziamenti, comprano gli immobili e gestiscono, in esclusiva per la capitale, il business dei diversi brand. Risultato: nel 2003 Mercury ha fatturato 950 milioni di euro e prevede nel 2004 di mantenere il tasso di crescita del 10-12 per cento. Nel portafoglio ha nomi come Prada, Gucci, Kiton, Zegna, Dolce e Gabbana, Brioni, Armani e Cavalli. E il 20 maggio è stato inaugurato lo show room Ferrari-Maserati.
«Mercuri, ammette Gisi, ex Zegna e Gft, per anni è stata l'unica strada per entrare nel mercato russo». Ora c'è qualche eccezione, ma si tratta di Louis Vuitton ed Hermès, gente con le spalle davvero larghe. Secondo Gisi, «Mosca vale ancora il 50% del mercato russo, poiché ci vivono oltre 200mila abitanti con redditi oltre i 250 milioni annui». Eppure, Mercury comincia a guardare oltre la città del Cremlino, «già arrivata a livelli europei di saturazione». San Pietroburgo, per esempio, vale oggi circa un quarto del potenziale moscovita. Ma, in pratica, è ancora da colonizzare. «Stiamo studiando i primi progetti», conclude. Firmati Brioni.
Estratto da Finanza&Mercati del 27/05/04 a cura di Pambianconews