Non più (meglio: non solo), Winnie The Pooh e Titti e Gatto Silvestro, ma anche gli orsetti di Trudi. Dopo cinquant'anni di peluche, infatti, Trudi diversifica. E, grazie a un accordo di licenza con Gabel, entra nel settore della biancheria per bambini e per le loro camerette (dagli asciugamani alle lenzuola alle trapunte) dove, appunto, oggi regnano i personaggi dei colossi americani Walt Disney e Warner Bros. Una settantina di articoli, rivolti oltre che ai più piccoli anche ai ragazzini, con i personaggi tradizionali della casa friulana fondata negli anni Cinquanta da Trudi Miiller Patriarca (oggi fa capo per il 73 per cento alla famiglia e per il 27 per cento al fondo Giada) e suddivisi per fasce d'età.
«Avranno un contenuto più di coccole, come d'altra parte sono i nostri peluche», dice l'amministratore delegato Maurizio D'Angelo. Per il marchio italiano (ha il 70 per cento del mercato interno del peluche di alta gamma e una diffusione internazionale capillare), non è però l'unico progetto in cantiere. Trudi punta, infatti, oggi sul bimbo nel suo complesso, anzi sulle bambine che sono le sue «clienti» più affezionate: l'85 per cento dei prodotti della società friulana sono, infatti, acquistati da bimbe e ragazzine. Ed è per questo che nell'autunno arriveranno nei negozi anche le bambole di pezza, che saranno «dolci e tenere, molto diverse da quelle che oggi si trovano sul mercato, dove pure ce ne sono di bellissime, dice D'Angelo. Per il nostro gruppo si tratta di un salto notevole. Anche per le bambole, così come già avviene per i peluche, design, progetto, prototipia, marketing saranno completamente italiani, mentre la produzione avverrà nel Far East».
Sono, poi, in corso trattative per almeno un altro paio di licenze nel settore dell'abbigliamento e della gioielleria. «Trudi era molto tradizionale, spiega D'Angelo, arrivato due anni fa alla guida della società, e oggi, dopo la riorganizzazione (il gruppo ha vissuto un momento difficile a cavallo del 2000 a causa di alcuni investimenti per l'internazionalizzazione, ndr), è stato possibile avviare la diversificazione. Che è il primo passo per dare il via al progetto dei negozi monomarca. Avevamo già dei corner, per esempio negli aeroporti e nelle stazioni, ma il nostro obiettivo è avere negozi su strada. I primi tre li abbiamo già aperti, a Bibione, Ravenna e Caorle, altri ne apriremo in futuro. Ma il monomarca ha senso se si hanno i prodotti. La nostra fortuna è di avere cinquant'anni di storia alle spalle».
Estratto da CorrierEconomia del 24/05/04 a cura di Pambianconews