«La ricerca di base? L'Italia ha perso l'ultimo treno qualche anno fa. Ma non dobbiamo farne un dramma: noi italiani siamo flessibili, abbiamo una solida cultura aziendale e soprattutto siamo dei grandi assemblatori di brevetti altrui». Va controcorrente Nerio Alessandri, mister Technogym, 204 milioni di fatturato nel 2003, l'uomo che negli ultimi anni con le sue macchine prima ha rifornito 30mila palestre e 20mila abitazioni in tutto il mondo. E poi ha ideato la filosofia del WelIness, lo star bene in contrapposizione al più competitivo e stressante fitness di matrice americana. Risultato: oggi guida il secondo gruppo mondiale del settore dopo aver acquistato Enervit, azienda specializzata nell'alimentazione dietetica.
Dunque, Alessandri, possiamo fare a meno della ricerca?
«L'innovazione non passa solo attraverso la ricerca di base. Certo Technogym investe il 15% dei ricavi in ricerca e sviluppo realizzando 15-20 brevetti ogni anno. Eppure buona parte della nostra innovazione è frutto della capacità di anticipare i bisogni, anche quelli latenti, solo ascoltando con umiltà i clienti. La gente si annoia in palestra? Abbiamo .. integrato lo schermo tv nelle nostre macchine. Partendo dal concetto di wellness abbiamo inserito nelle macchine diffusori di aromi, materiali piacevoli al tatto, la radio… »
Eppure i profeti del declino del made in Italy sostengono che tutto questo non basta. E che rischiamo di essere spazzati via dalla concorrenza cinese a basso costo. Che ne pensa?
«Sono molto preoccupato per la situazione della nostra industria ma anche estremamente ottimista. Preoccupato perché l'Italia è ripiegata su se stessa. In Italia non accade nulla. È come se ci fosse un'involuzione, una mancanza di convinzione che ha contagiato un po' tutti. Siamo mosci invece di essere tonici».
I motivi?
«Lasciamo da parte le ragioni di tipo storico. Oggi siamo un paese che ha difficoltà a fare squadra: sembra impossibile trovare un punto di equilibrio fra interessi differenti. Fino a quando non esisteva la globalizzazione celo potevamo permettere. Ora non più. Siamo anche esterofili e questo non ci aiuta. Ci vorrebbe uno scatto di orgoglio».
Vedi tabella che segue
Estratto da La Repubblica del 20/05/04 a cura di Pambianconews