Dolce & Gabbana compie vent'anni di attività e festeggia il compleanno con una crescita di ricavi e utile operativo del 20% e con un dimezzamento del debito netto. In realtà, la società dei due stilisti ha già da tempo inserito la quarta: nell'ultimo quadriennio la crescita media annua del fatturato è stata del 38 %. E anche per l'esercizio in corso, che chiuderà nel marzo del 2005, ci si attende una crescita a doppia cifra. Risultati anomali in un mercato dove, nel 2003, quasi tutte le griffe del lusso hanno registrato arretramenti significativi dei ricavi e dei margini. Al giro di boa dei vent'anni di attività, ora la società punta con più determinazione sui nuovi mercati dell'Est e su quelli asiatici: Dolce & Gabbana ha rilevato le attività del distributore Misaki Shoji in Giappone, dove mira a passare dal 4 al 15% dei ricavi. Meno interessanti le aspettative di crescita per il mercato Usa, che lo stesso Stefano Gabbana manifesta nel corso dell'intervista.
Dopo un 2003 difficile per tutto il lusso negli Stati Uniti, soprattutto a causa del dollaro debole, si profila una ripresa dei consumi. Qual è il vostro potenziale di crescita su questo mercato chiave?
Negli Usa siamo diffusi e conosciuti. Tuttavia sostengo, da oltre un anno, che questo Paese tornerà a dare risultati ma non saranno all'altezza di quelli forniti fino a cinque-dieci anni fa.
Nonostante la crescita negli Usa stia prendendo quota?
Nonostante la ripresa. È impossibile tornare al passato. Se ci si concentra troppo sugli Usa aspettando che tornino sui livelli di solidità del passato, semmai ci torneranno, si rischia di perdere i treni diretti in altri mercati: quelli che presentano tassi di crescita accelerati. E che, in futuro, acquisiranno un peso rilevante.
Quindi cosa vi proponete?
Senza trascurare gli Usa, si devono spostare le strategie di sviluppo in altre aree: la Russia, l'Est, la Cina, il Giappone e, sul lungo termine, l'India.
Che certezze ha sulla consistenza di questi mercati?
Scherza? In Russia impazziscono per i nostri prodotti. Ma ci sono anche piccoli mercati come la Croazia, la Repubblica Ceca, la Slovenia che insieme costituiscono mercati interessanti.
Lei segue prevalentemente la parte creativa, ma lancia un occhio anche al marketing?
Lo abbiamo sempre fatto. In questo io e Domenico siamo una coppia che si integra perfettamente: quando uno di noi è più creativo, l'altro privilegia il marketing. E viceversa. Siamo molto attenti a quello che accade sul mercato, ci facciamo coinvolgere volentieri da ciò che succede fuori, ma senza mai tradire il nostro stile. Cerchiamo, attraverso lo stile, di tradurre le esigenze della gente.
Vedi tabella che segue
Estratto da Il Sole 24 Ore del 10/05/04 a cura di Pambianconews