«Nessuno si domanda dove è fabbricata la Mercedes. E questo vale anche per certi marchi italiani, così forti e credibili da essere di per sé una garanzia di qualità. Ma le aziende italiane non sono fatte solo di marchi. Il signor Rossi di Biella non può permettersi di non apporre ai suoi prodotti l'etichetta Made in Italy. Per questo motivo dobbiamo tutelarlo con tutte le nostre forze», sostiene Leonardo Ferragamo, presidente di Altagamma, l'associazione che riunisce il meglio dello stile italiano (design, moda, alimentare) e amministratore delegato della Palazzo Feroni, la finanziaria di famiglia che gestisce le attività diversificate, dai Lungarno Hotels alla griffe Ungaro.
Come si difende il Made in Italy?
«Attraverso la tracciabilità del marchio con l'indicazione d'origine. Made in Europe, come vorrebbe qualcuno, non vuol dire nulla. Un marchio unico continentale non ha senso: sarebbe come voler imporre una sola lingua. La difesa del Made in Italy protegge i valori culturali del Paese. Per questo la prima cosa da fare è una fortissima campagna di comunicazione in Italia e all'estero, negli Usa ma anche in Cina, per creare consapevolezza dei valori e dello stile italiani».
Poi?
«Ci vogliono strutture efficienti e servizi per facilitare lo sviluppo. E un progetto serio e integrato per favorire il turismo: non solo è l'unica vera nostra risorsa che può creare occupazione, ma anche un grande volano per il Made in Italy. Pensiamo soltanto alle prospettive di crescita del turismo cinese: diventeranno i nuovi giapponesi».
Per ora, però, la Cina ci fa concorrenza. Come si fronteggia?
«I cinesi stanno crescendo molto rapidamente: hanno manualità, capacità di reazione straordinaria, abilità nel produrre quanto viene richiesto, un costo della manodopera irrisorio e risorse umane illimitate, ma anche una grandissimo desiderio di emergere. Sono molte delle caratteristiche che hanno guidato il boom italiano nel Dopoguerra: flessibilità, rapidità, creatività, voglia di risollevarsi. Un tempo eravamo i façonisti dei marchi francesi, poi abbiamo creato i nostri. Accadrà anche ai cinesi».
Perché il Made in Italy è entrato in crisi?
«Abbiamo perso competitività: il nostro sistema è diventato troppo regolamentato e burocratico, la manodopera ha raggiunto i costi del resto d'Europa. Anche se resta forte il contenuto di creatività, credibilità e progettazione».
Estratto da Corriere della Sera del 9/04/04 a cura di Pambianconews