Chi le ha viste, non le riconosce più. Le calzature sportive sono diverse, da quelle di ieri, che si indossavano per la lezione di ginnastica, per correre meglio, o in mancanza di una scarpa migliore. Sono diventate un oggetto cult e oggi anche le aziende più lontane dal mondo delle calzature si cimentano su questo mercato con prodotti che sono eleganti interpretazioni dei manufatti #'core''. è il caso di Sabelt di Torino, un marchio legato al mondo della sicurezza nell'auto da strada e della Formula Uno che affianca alle linee tradizionali calzature per il tempo libero, trasformando le scarpe da competizione indossate da Eddy Irvine e Rubens Barrichello in scarpe da week-end. Una tendenza comune a Maserati, Ferrari, Pirelli e Bmw che fanno produrre su licenza linee di abbigliamento, accessori e piccola pelletteria. Ma che riguarda per esempio anche Puma che, in abbinamento con Mini Cooper, ha progettato una scarpa da ginnastica per #'saltare in macchina''.
A Milano Adidas ha aperto lo spazio Originals, in cui le originali Adidas, quelle che fanno parte della storia dello sport, sono riproposte a un pubblico che si sente #'trendsetter'' o #'opinion leader'', «persone non orientabili nel gusto», come dice Marco Del Checcolo, responsabile delle relazioni esterne di Adidas Italia. Nel caso di questa linea di prodotto i materiali originali sono recuperati, reintrodotti e riproposti in negozi monomarca che possono essere anche spazi di incontro e di ritrovo come Fluxus Original Store di Bologna, dove insieme al negozio sì trovano anche un bar e uno spazio espositivo.
Solo moda e trend dunque? Marco Del Checcolo non è d'accordo e precisamente alle quantità prodotte, si osserva un segno positivo in relazione alla spesa corrente (+2,5%), mostrando ancora un ritocco dei prezzi verso l'alto.
A livello complessivo la produzione di calzature è diminuita in tutta Europa dell' 8,9% e solo in Italia del 10,7%. La concorrenza è spietata in termini di prezzi e dovuta ai prodotti che arrivano da mercati extraeuropei (una situazione che nel passato ha riguardato essenzialmente le scarpe sportive, ma che ora tocca tutta la produzione di calzature). Per questo, dice Rossano Soldini, presidente di Anci, occorrono politiche di tutela che consentano di identificare la provenienza del prodotto. In questo modo il consumatore sarebbe veramente in grado di decidere se pagare il sovrapprezzo del made in Italy e se il prodotto importato sia adeguato nel prezzo che gli viene attribuito quando arriva nel nostro Paese. Se non verranno fatti passi importanti in questo senso, dice ancora Soldini, si rischia nel 2004 una perdita di 2-3.000 posti di lavoro. In ogni modo, per quello che riguarda la produzione e la commercializzazione di calzature sportive, l'Italia sconta un pesante gap nei confronti dei grandi marchi stranieri, mentre sicuramente continua a rimanere al top per ciò che riguarda le sportive intese come casual.
Vedi tabella che segue
Estratto da Largo Consumo del 2/04/04 a cura di Pambianconews