Creatività, qualità, artigianalità. è una ricetta apparentemente semplice quella di Brunello Cucinelli per rilanciare la moda italiana. L'imprenditore umbro, 49 anni, alla guida di un gruppo (maglieria di cachemire) che nel 2003 ha realizzato ricavi per 65 milioni (+4%) e 3 milioni di utile prima delle imposte (+10,7%), pensa in realtà che sia finita un'epoca e che il settore debba focalizzarsi sull'importanza della produzione, aiutando i giovani a scoprire il valore della manualità nel lavoro.
«Negli ultimi tre anni, il mondo ricco ha perso il 30% dei consumi che, a mio modo di vedere, non torneranno più», dice Cucinelli, ieri a Firenze per il convegno su moda e formazione. «Siamo all'anno zero, prosegue, e i dati veri, per quanto riguarda l'Occidente, saranno quelli del 2004. Le imprese si devono riposizionare, sapendo che ormai la crescita del mercato appartiene soltanto ai Paesi emergenti: alla Russia, all'India, alla Cina. In questo senso, aggiunge, la crisi del settore è strutturale e le aziende, per sopravvivere e crescere, sono chiamate a operare nella fascia alta delle produzioni, puntando su creatività, qualità e artigianalità».
«Produciamo tutto in Umbria, dove abbiamo deciso di realizzare un'accademia per i giovani artigiani, la vera forza del territorio spiega l'imprenditore. Fabbrica e bottega sono il binomio vincente, altro che marketing, che pure è importante. Il progressivo spostamento verso il settore commerciale di molte attività ha generato un aumento dei prezzi, calcolabile nell'ordine del 30%, per effetto del ricarico, continua, e sta allontanando le imprese dalla base produttiva: è questo il pericolo peggiore, mica la Cina».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 1/04/04 a cura di Pambianconews