Nel 2003, secondo l'ufficio studi di Pambianco, sono passate di mano o hanno ceduto quote di capitale 67 società italiane attive nel settore del lusso e dell'abbigliamento. Tra gli acquirenti più attivi, oltre ai gruppi del private equity, ci sono stati i principali «player» della moda: Bulgari, che ha acquisito il 50% di Crova, Mariella Burani acquirente di Biasia, Andrea Pfister, Le Tricot e Ter et Bantine, e Gucci che ha concluso le operazione per la maggioranza del calzaturificio Pigini e dell'azienda di gioielli Baruffi. Ma su quali altri marchi potrebbe ora catalizzarsi l'interesse? C'è attesa per conoscere le mosse che i nuovi azionisti Gianni Mazzola e Carlo Pagani (con una quota complessiva del 22% acquisita da Gianluigi Facchini) hanno per Fin.part. Gli occhi sono concentrati anche sul mese di luglio, quando Cerruti ha un bond in scadenza per 200 milioni di euro che rappresenta un punto interrogativo sul futuro della società.
Tra le società corteggiate dai fondi di private equity c'è la BIuFin che possiede il marchio Blumarine. La Blufin è controllata in modo paritetico da Gianpaolo Tarabini e dalla moglie, la stilista Anna Molinari. «è vero, siamo oggetto di interesse, conferma Tarabili, l'azienda, del resto, va bene malgrado la congiuntura sia sfavorevole. Ma per ora non esistono trattative concrete sul tavolo». La Blufin ha chiuso il 2002 con un fatturato di circa 83 milioni di euro e un utile netto di 2,7 milioni. Tra le aziende in vendita c'è anche il produttore di maglieria in cashmere di alta gamma Cristiano Fissore & C, che fa capo agli azionisti fondatori: Ernst&Young, che ha ottenuto il mandato non è però ancora riuscita a vendere la società.
Un caso a parte è quello di Alberta Ferretti (Aeffe), dove il San Paolo-Imi Private Equity è entrato nel 2000 con il 20%. La quotazione di Borsa, prevista per il 2004, è stata rinviata. Così sono stati decisi nuovi accordi di governance tra i soci: cioè i fratelli Alberta a Massimo Ferretti e il braccio finanziario della banca torinese. Ultimamente erano girate voci su un possibile disimpegno del San Paolo: «Voci infondate, spiega l'amministratore delegato Mario Mauro, prossimo ad entrare nel cda come consigliere, visto che, al contrario, il San Paolo punta a supportare la crescita di Aeffe tramite possibili aggregazioni, per portarla in futuro alla quotazione in Borsa».
Vedi tabella che segue
Estratto da Plus-Il Sole 24 Ore del 20/03/04 a cura di Pambianconews