La missione è semplice: investire nelle società del made in Italy e dello stile di vita italiano. Un obiettivo che Opera, fondo chiuso fondato nel 2000 per iniziativa di Bulgari e di un gruppo di professionisti della finanza guidati da Renato Preti, ha mantenuto fino ad ora con sei acquisizioni. Un bouquet ristretto, dunque, composto però da brand di spicco che nel 2003 sono stati in grado di fatturare complessivamente oltre 400 milioni di euro. In ogni caso si tratta di società che oggi possono contare non solo sulla capacità della squadra messa in campo da Preti ma anche sull'esperienza e il knowhow di Bulgari.
Le «prede» di Opera sono aziende con una buona immagine e una forte focalizzazione di prodotto, che per svilupparsi hanno bisogno di nuove risorse finanziarie e manageriali. Ecco spiegate operazioni come l'acquisizione di B&B Italia, marchio storico dell'arredamento di design, o di Bruno Magli, griffe delle calzature di lusso, oppure di Sector, un nome che s'identifica con il mito degli orologi sportivi. Senza dimenticare Unopiù, fra i protagonisti europei dell'arredamento di qualità per esterni. Mentre con Itama, controllata all'83% e con AG Ferrari (30%) Opera ha rilevato quote in due prestigiose società di nicchia: la prima produce motoscafi lussuosi in grado di superare i 50 nodi di velocità; la seconda controlla negli Stati Uniti una catena di negozi di gastronomia italiana di alta qualità.
Fino ad oggi Opera ha investito il 67 per cento del capitale. E per quanto riguarda la quota restante potrebbe essere impiegata, almeno in parte, dalle aziende controllate per acquistare altre società. Quanto alle dismissioni sono programmate nell'arco di cinque anni dall'investimento. L'unico azienda in ritardo con il piano di ristrutturazione è Bruno Magli mentre per Itama è prevista la vendita ad un altro operatore del settore oppure ad un gruppo finanziario. Al contrario per B& B Italia, per Unopiù e per Sector l'approdo programmato è la quotazione in Borsa.
Intanto ad aprile del 2003 è partito il fund raising per il fondo Opera2 con un target di 250 milioni. Il primo closing è previsto alla metà del prossimo mese, con una raccolta fra gli 80 e i 100 milioni. Anche in questo caso le risorse saranno investite in aziende del made in Italy. Ma, al contrario di quanto è accaduto per Opera1, ci sarà un ricorso alle operazioni di coinvestimento assieme ad altri partner finanziari italiani o internazionali.
Estratto da Affari & Finanza del 22/03/04 a cura di Pambianconews