Non sono nè la riduzione dei consumi, nè la debolezza del dollaro il vero freno a mano della pelletteria. L'Aimpes (Associazione italiana manifatturieri pelli e succedanei) punta il dito contro la contraffazione e il mercato #'anomalo'' che «fatturano tra i 700 e i mille milioni di euro all'anno e quindi sottraggono alle aziende del settore circa Ia metà del mercato interno», spiega Mauro Muzzolon, direttore generale dell'associazione. Per ridare fiato alle imprese è quindi necessario ridurre la quantità di prodotti contraffatti in circolazione e combattere il mercato abusivo. «Oggi comprare una borsa #'falsa'' costa tra 100 e 150 euro; esattamente la stessa cifra che si spende per una buona borsa italiana non griffata. Questo significa che i falsi danneggiano non tanto i marchi, che comunque hanno un loro mercato protetto, ma le piccole imprese a cui sottraggono clienti».
Per controllare la provenienza delle merci, il presidente dell'Aimpes, Giorgio Cannara, ieri in occasione della presentazione del Mipel (la fiera della pelletteria che si apre sabato a Milano), ha ribadito la necessità di imporre l'obbligo dell'etichettatura anche per la pelletteria. «Il cliente, ha detto Cannara, ha il diritto di conoscere la provenienza delle cinture, delle borse e degli accessori che compra. E può farlo soltanto se c'è un'etichetta che lo indica». Ma questo non basta. Per il presidente Aimpes «ci vogliono anche regole uguali per tutti: non si capisce perchè, infatti, per esportare le nostre borse in Cina dobbiamo pagare un dazio che oscilla tra il 60 e il 70%, mentre i cinesi qui non pagano nulla».
Ieri sono stati forniti anche i dati congiunturali relativi al 2003. Nei primi dieci mesi i consumi interni hanno registrato una contrazione degli acquisti in quantità dell'1%, a fronte di un indice dei prezzi al consumo aumentato del 2,8%; questo ha portato a una variazione in positivo della spesa (+1,8%), che ha raggiunto 1.506 milioni di euro. In calo anche la produzione: per il 2003 infatti il valore è stimato in 2.455 milioni, il 3,7% in meno rispetto al 2002. Non si sottrae alla congiuntura negativa l'export: «Rispetto all'anno scorso è sceso del 4 per cento. Stati Uniti e Giappone rappresentano per il nostro settore due mercati molto importanti e il maggior contributo a questo risultato negativo è arrivato proprio dall'euro forte e dallo yen e dal dollaro deboli», ha detto Muzzalon. Se le esportazioni calano, crescono le importazioni, aumentate in volume del 27 per cento. Il valore complessivo dei prodotti importati è però risalito solo del 3% a 743 milioni; questo significa che il prezzo medio è notevolmente diminuito (-18%).
Vedi tabella che segue
Estratto da Il Sole 24 Ore del 18/03/04 a cura di Pambianconews