Una delle famiglie del capitalismo italiano, simbolo dell'arrembante Nord-Est e del made in Italy, si è incamminata verso un confronto interno dai toni sempre più accesi. Alcuni componenti della numerosa dinasty sarebbero infatti pronti a incrociare le armi ai vertici più alti della catena di controllo dell'impero di Ponzano Veneto.
Oggetto della contesa sono le strategie adottate dall'ex colosso dell'abbigliamento, che secondo i familiari guidati dal fratello maggiore Luciano (il fondatore del marchio casual) avrebbero dissanguato le risorse e spinto il gruppo verso una montagna di debiti. Nel mirino c'è la gestione di Gilberto e del suo braccio destro, Gianni Mion, amministratore delegato di Edizione Holding (per cui si starebbe sondando il terreno per un sostituto di peso).
Sotto accusa è la diversificazione accelerata con elevato ricorso alla leva finanziaria che ha portato all'estremo: dagli Autogrill ai telefoni e, soprattutto, nelle Autostrade. Una serie di scelte che ha relegato la moda a un ruolo marginale sul giro d'affari dei Benetton. Ora Luciano e il figlio Alessandro sembrano spingere per un cambio di rotta: ridimensionare gli impegni, ridurre le attività, ripiegare sulla moda.
L'intenzione di uscire da Autogrill potrebbe riflettere una prima vittoria della cordata di Luciano. O un semplice compromesso, in un gioco di pesi e contrappesi che rischia di fare qualche vittima in famiglia.
Estratto da Finanza & Mercati del 12 marzo 2004 a cura di Pambianconews