Non è tanto l'inevitabile aumento delle quantità di merci importate che preoccupa. è soprattutto il crollo dei prezzi. E la strada è già aperta. Dal 1� gennaio dell'anno prossimo si esaurirà l'accordo Multifibre con l'effetto di liberalizzare l'import in Europa di prodotti tessili e di abbigliamento. Venute meno le quote, cadranno anche i costi delle licenze, oggi necessarie per esportare dai Paesi soggetti a vincoli. La componente licenza, secondo le stime effettuate da Hermes lab, per un paio di pantaloni di cotone, ad esempio, nel 2003 ha inciso mediamente per il 20-28% del prezzo all'import, almeno per quanto riguarda la Cina. Più in generale, l'impatto dell'eliminazione delle licenze sui prezzi dei prodotti importati può andare dal 15 al 40 per cento. «In questo modo, spiega Marco Ricchetti, economista di Hermes lab, ogni tentativo di concorrenza sui prezzi è perdente in partenza. Recuperare il gap con la Cina sarà impossibile, oggi più ancora che anni fa. E non solo per il tessile».
Certo, tutto ciò è la conseguenza di più fattori, il primo dei quali è l'effetto cambio. In particolare il rafforzamento dell'euro: gran parte dei Paesi esportatori di abbigliamento ha infatti mantenuto salda la parità con il dollaro, anzi, alcuni hanno svalutato nei confronti della I moneta Usa. Quindi, sottolinea Hermes lab. da un lato i prodotti europei si vendono con più difficoltà negli Usa, dall'altro non sono solo gli americani ad essere avvantaggiati sui mercati europei. Tutti i principali esportatori di prodotti della moda nel 2003 hanno svalutato sull'euro: Turchia (-5,6%), Thailandia (-9,4%); Indonesia (-11,7%), India (-12%) e così via.
Ma c'è di più. Da parte dei Paesi esportatori c'è stata una precisa scelta di mantenere sostanzialmente fermi i prezzi in valuta per puntare a una crescita dei volumi e delle quote di mercato. Un fenomeno, sottolinea Ricchetti, «che solo sino a pochi anni fa aveva poche probabilità di verificarsi». Finora, infatti, con i volumi contingentati i Paesi esportatori tendevano a massimizzare i ricavi tenendo alti i prezzi. Il nuovo step di abolizione dei contingenti dal 1� gennaio 2002, che per la prima volta ha coinvolto anche la Cina (entrata nella Wto a fine 2001) e le attese di liberalizzazione per il 2005 hanno cambiato profondamente i meccanismi della concorrenza internazionale. Proprio la Cina è stata protagonista di questa crescita delle quantità, anche come quota sul totale dell'import italiano (nell'abbigliamento donna in tessuto in due anni è passata dal 12 al 70%). Questo a scapito di molti altri Paesi fornitori a basso costo, in particolare dell'Europa dell'est e del Mediterraneo.
Vedi tabella che segue
Estratto da Il Sole 24 Ore del 9/03/04 a cura di Pambianconews