Schiacciato da una parte, dal passo lento della Vecchia Europa e dall'altra dall'aggressività industriale della Cina, il sistema moda italiano fa rotta sempre più verso la Russia, ormai incoronata uno dei mercati più promettenti dei prossimi anni. Non tanto per avviare iniziative produttive, dai più ritenute ancora rischiose, quanto per assorbire una ricca fetta dell'offerta di abbigliamento, scarpe, tessuti e gioielli made in Italy. «La Russia ha grandi potenzialità», ripetono istituzioni e imprenditori, confortati dalle performance di un Paese che negli ultimi quattro anni è cresciuto a un ritmo vicino al 7% e che, da tempo, ha imparato ad apprezzare lo stile italiano. Ora, per molti, la scommessa è passare dalle parole ai fatti. Dai grandi gruppi fino ai piccoli produttori italiani, è partita la corsa per conquistare un distributore importante o una vetrina in un centro commerciale di Mosca.
Il pratese Renzo Guazzino, titolare del Gruppo sartoriale italiano (marchi Sartoria al Corso e Montezemolo),12 milioni di fatturato industriale cui se ne aggiungono 5 di ricavi retail (ha 23 negozi in Italia), la scorsa settimana ha messo la collezione in valigia per partecipare alla Collection premiere Moscow (Cpm), giovane fiera (è alla seconda edizione) di abbigliamento e accessori che a Mosca ha ospitato 700 marchi di 24 Paesi, tra cui 120 brand del made in Italy. «Spedire la merce, spiega Guazzino, avrebbe significato spendere migliaia di euro e, soprattutto, non sapere se e quando avrei potuto riaverla indietro. L'ho fatto nel settembre scorso e ho dovuto aspettare quattro mesi per rivedere i capi in Italia. In queste condizioni meglio riempire la valigia».
«Il 30% al momento dell'ordine, il resto prima della spedizione», dice Francesco Corti, amministratore delegato della fiorentina Kama (marchio 97 Rue des Mimosas), produttore di maglieria in cashmere da cinque milioni di fatturato, di cui 800mila euro realizzati in Russia, anche lui arrivato a Cpm con la collezione in valigia. Il problema, aggiunge, è che qui manca ancora la cultura del dettaglio, e la partecipazione alle fiere non sembra lo strumento migliore per entrare sul mercato». In ogni caso, che l'interesse sia in crescita lo dice la miriade di iniziative italiane programmate nelle ultime settimane a Mosca: partecipazione a fiere, show room, mostre, eventi, workshop. In prima fila in questa attività è la Regione Toscana che, forte del suo sistema moda (27mila imprese, 150mila addetti, 20 miliardi di fatturato), ha organizzato una due mesi di eventi, battezzata #'La Toscana è di moda a Mosca'': dopo la sfilata di 19 aziende toscane di abbigliamento al museo Puskin, tenutasi il 24 febbraio, alla fine di marzo toccherà ai filati, tessuti e gioielli, con una mostra sui capolavori etruschi.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 9/03/04 a cura di Pambianconews