Sono comode e sempre più spesso vengono indossate anche fuori dalle palestre o dai campi da gioco. Eppure, per la prima volta in cinque anni, la crescita del mercato delle calzature sportive ha rallentato, anche se si è alzato il prezzo medio. A dimostrazione del fatto che i consumatori comprano meno, ma si indirizzano verso prodotti di alta qualità. Lo confermano i numeri. In Italia nel 2002 ultimo dato disponibile, il giro d'affari del settore era stimato in 1.154 milioni di euro (prezzi al pubblico), in crescita dell'11,8% rispetto all'anno precedente, mentre in volumi si parla di quasi 25 milioni di paia (con un misero +0,9% rispetto al 2001). Ma i tre competitor più importanti, Adidas, Nike e Puma guardano con interesse al 2004 e puntano sui Campionati europei di calcio in Portogallo e sui Giochi olimpici di Atene per dare un colpo di acceleratore alle vendite.
I due appuntamenti di quest'anno rappresentano infatti per tutte le imprese dell'abbigliamento sportivo un importante banco di prova e una formidabile vetrina. Le strategie dei tre big della calzatura sono quindi legate a doppio filo alle gare, in ogni disciplina: dal calcio al basket, dall'atletica al tennis, dal golf agli altri sport minori. Anche se da qualche tempo Puma e Adidas, per crearsi nuove aree di business, hanno strizzato l'occhio alla moda, stipulando alleanze con importanti stilisti internazionali per sfruttare appieno la tendenza che vede i capi sportivi sempre più usati anche nel tempo libero. Mentre Nike gioca la carta della specializzazione nel mondo sportivo. Due strategie opposte per ottenere lo stesso risultato: la leadership del mercato.
Vedi tabella che segue
Estratto da Economy del 5/03/04 a cura di Pambianconews