Non è in vendita, nè c'è alcun piano di quotazione in Borsa perché non vi è alcuna necessità: non ci sono progetti di acquisizioni, non ha problemi di notorietà o addirittura di passaggio generazionale e soprattutto può ancora crescere con le proprie gambe. Ed è proprio la crescita degli ultimi esercizi, il buon risultato di quello che si chiuderà a marzo e le buone prospettive future, a fronte di anni orribili (2002/2003) che hanno visto ridursi per molti brand fatturati e utili, che fanno di Dolce&Gabbana l'azienda del lusso italiano da prendere ad esempio. Se si dovesse stimare il suo valore, considerando il margine operativo lordo, i più cauti parlano di un miliardo di euro. E se si fanno i conti con il Mol 2003 che era pari a 89,4 milioni di euro, il valore aggregato dell'azienda (ovvero incluso l'indebitamento) sarebbe pari a 1.152,37 milioni di euro, mentre sulla base dei numeri 2004, stando alle prime stime che arrivano dall'azienda, il Mol dovrebbe essere pari a 105 milioni di euro. Quindi, il valore aggregato della Dolce&Gabbana sarebbe pari a 1.231,65 milioni di euro.
«Nell'anno che si è chiuso a marzo 2003, spiega Carlo Pambianco, presidente dell'omonima società di consulenza milanese, la Dolce&Gabbana presentava un indebitamento nella media alta del settore ma con numeri decisamente positivi; tanto è vero che è stata l'unica a crescere. Un risultato dovuto a una serie di fattori in primo luogo l'elevata creatività e qualità dei prodotti, il fatto di aver puntato a un target di mercato che ha risentito meno della crisi, ma soprattutto un sistema industriale che ruota intorno a una filiera integrata che va dalla progettazione alla produzione e alla distribuzione senza trascurare gli utili che arrivano dalle licenze. Un altro elemento molto positivo viene da un'oculata strategia distributiva che non ha mai forzato la mano nell'aperture di punti vendita. Questo è un errore che hanno fatto in tanti: la struttura dei costi si appesantisce, limando redditività e utili».
Vedi tabella che segue
Estratto da Plus – Il Sole 24 Ore del 28/02/04 a cura di Pambianconews