Sarebbe inutile nascondersi dietro affermazioni più o meno ottimistiche: il 2003 è stato un anno difficile per l'intero settore della moda e del lusso, così come già lo era stato il 2002.
Il 2004 potrebbe essere, invece, l'anno di una timida ripresa, ma è ancora presto per dirlo: segnali importanti verranno dalle sfilate di Milano, dai dati sulla ripresa del turismo, e da tutti gli altri eventi dei primi sei mesi. Uno scenario confermato da uno studio di Pambianco Strategie di Impresa, che ha compiuto un'analisi dei bilanci di 37 aziende italiane del lusso, da Armani a Cavalli, da Dolce&Gabbana a Gucci, da Prada a Zegna, tutte con un giro d'affari superiore a 10 milioni di euro.
Per il 2003 appena chiuso «si prevede infatti un fatturato in leggera diminuzione, del 4-5 per cento. Lo stesso vale per gli utili, che stimiamo possano scendere di circa un punto percentuale», spiega Carlo Pambianco. Il 2004, secondo il presidente della società di consulenza milanese, dovrebbe essere l'anno della stabilizzazione: «Crediamo che il 2003 abbia rappresentato il punto più basso della crisi. In questo scorcio di nuovo anno si avvertono i primi segnali di miglioramento, che dovrebbero determinare un'inversione nella tendenza di calo di utili e fatturato, continua Pambianco. La ripresa del turismo, evidenziata dai dati resi noti alla Bit (la fiera del turismo che si è tenuta a Milano dal 14 al 17 febbraio), aiuterà senz'altro i grandi gruppi».
Secondo un altro studio Pambianco, effettuato per conto del consorzio W.L.Gore e Associati, nello scorso anno il consumo di sportswear in Italia è stato pari a circa 7,3 miliardi di euro, contro i sette del 2002, mentre il consumo totale dell'abbigliamento, dopo una crescita del 10% nel triennio 1999-2002, si confermava per il 2003 in linea con il 2002 a 22 miliardi di euro. L'incidenza dello sportswear, nel quale hanno fatto, con successo,
il loro ingresso anche i più famosi marchi del prét-à-porter, sul totale dell'abbigliamento è di conseguenza salita, dal 1999 al 2002, dal 34% al 37% e dovrebbe crescere di un altro punto nel 2003 attestandosi al 38 per cento. Ma cosa si può fare per fronteggiare la crisi che, come sottolinea Pambianco, è sia contingente sia strutturale? «Il settore subisce ancora gli effetti della crisi di mercato iniziata con il crollo della Borsa e proseguita con gli attentati dell'11 settembre, la guerra in Irak, l'emergenza Sars, ma deve anche far fronte a una crisi potremmo dire #'esistenziale'', la stessa che, ad esempio, anni fa aveva colpito l'industria francese».
Estratto da Il Sole 24 Ore- Dossier Moda del 24/02/04 a cura di Pambianconews