Negli ultimi due anni il distretto tessile di Prato ha perso 764 milioni di fatturato (in gran parte estero), mille imprese industriali e artigiane e almeno duemila posti di lavoro. Soltanto nel 2003, anno che avrebbe dovuto segnare l'inversione del ciclo negativo, i ricavi sono calati del 7% (stime centro studi Unione industriale pratese), scendendo sotto i 4,7 miliardi, con un tonfo pesante per i tessuti (-8,4% a 2,88 miliardi) e per i filati (-7,9% a 691 milioni).
L'agonia non è ancora finita, il 2004 è cominciato con ordini deludenti, ma all'apertura della rassegna dei tessuti Prato Expo (fino a domani alla Fortezza da Basso di Firenze 102 aziende presentano le collezioni primavera-estate 2005) gli imprenditori hanno cercato di guardare avanti, pur non nascondendo i rischi all'orizzonte.
«Il distretto è alla ricerca di un nuovo assetto, dice ha detto Mario Maselli, presidente degli industriali pratesi, ma è ancora vitale e determinato a non arrendersi. Chiediamo alle istituzioni e alla politica di aiutarci, e di farlo in tempi brevi».
«Dobbiamo potenziare la leadership di nicchia, aggiunge Franco Bini, presidente di Pratotrade, il consorzio di imprese tessili che organizza la fiera, e per farlo occorre riequilibrare la capacità produttiva in alcuni comparti».
Fino a oggi la chiusura di aziende è avvenuta senza un disegno, ma ora c'è l'esigenza di governare il processo. «Se industriali, istituzioni e banche lavoreranno insieme a un progetto di riorganizzazione del distretto, la Regione è disponibile a finanziarlo», assicura Claudio Martini, presidente della Regione Toscana.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 20/02/04 s cura di Pambianconews