Si è conclusa ieri la 41� edizione di Moda In, tra critiche per la tempistica e nostalgia per gli stranieri. Unica soluzione l'unificazione delle manifestazioni.
La 41� edizione di Moda In a Milano è stata, a detta della maggior parte degli espositori, una fiera senza infamia e senza lode. Sottolineata a gran voce la sempre più scarsa presenza degli stranieri, dovuta anche alla condizione del dollaro, soprattutto per quanto riguarda giapponesi e americani. Anche l'Europa però ha lasciato i suoi buchi con la quasi totale assenza di compratori tedeschi. Una conseguenza dovuta alla sua tempistica, troppo tardi per le pre-collezioni e troppo presto per presentare una collezione finita.
''Ci serve giusto per capire cosa correggere o aggiungere al campionario per Prèmier Vision'', commenta Ercole Lora Lamia, delle Lanerie Piero Tonella. Un'opinione univoca tra gli espositori che avvertono Moda In come una fiera sempre più italiana, fatta per gli italiani. Un momento sì di confronto con i clienti, ma utile solo per prepararsi alla vera vetrina internazionale, quella di Parigi.
''E' una fiera organizzata con poco amore, aggiunge Sergio Perotto, del Lanificio di Quarona, oltre che ad avere una bassa selezione dei visitatori. C'è troppa gente curiosa e troppi addetti ai lavori che non hanno idea di cosa comprare. Una situazione che alla fiera di Monaco, ad esempio, non si verifica''. Un evento, quindi, con sempre meno potere d'immagine e d'acquisto, ridotta ai minimi termini, sia per quanto riguarda gli espositori che per i visitatori.
#'L'unico modo per rilanciare le fiere italiane, afferma Federico Aspesi, titolare dell'omonima tessitura, sarebbe quello di costituire un unico polo fieristico italiano, unificando le tante manifestazioni nazionali di settore''. Nell'attesa che qualcosa cambi e che l'Italia torni ad essere visitata dai colleghi d'oltre alpe e d'oltre oceano, le aziende si preparano ai match definitivi, quelli Europei.
Estratto da Modaonline.it del 12/02/04 a cura di Pambianconews