La moda #last minute' è spesso e volentieri sulle pagine dei giornali. Altrettanto spesso, negli ultimi mesi, ha rubato la scena mediatica a griffe e maison, perché è tra i pochi settori, parlando di vestiti, che in questo momento registra, mediamente, delle crescite.
Il cosiddetto #'pronto moda'' ha fatto parlare di sé negli ultimi mesi soprattutto attraverso attori stranieri. Ma, se è vero che nei primi posti delle classifiche internazionali in quanto a dimensioni ci sono gruppi d'oltreconfine, nel panorama italiano si consolidano nuovi protagonisti che, in quanto a giro d'affari, hanno superato gli innumerevoli marchi dell'area romana e napoletana, quelli storici del pronto moda giovanile.
A far crescere la bandiera italiana della moda #cotta e mangiata' di nuova generazione sono catene come Terranova e Motivi. Ma anche Conbipel, che in primavera aprirà il suo negozio in Corso Vittorio Emanuele, si sta muovendo bene.
Da Miroglio (gruppo che fattura 900 milioni di euro e ha 15 marchi di abbigliamento femminile), il cui marchio di pronto moda più importante è Motivi, dichiarano di non aver sentito il peso della concorrenza straniera e tanto meno di quella italiana. Parlano di crescita continua negli ultimi due anni, sia nelle vendite che nelle aperture di punti vendita. «Della maggior spesa indirizzata verso le catene hanno beneficiato tutti i prontisti, sia italiani che stranieri», sostiene Mauro Davico, direttore della Comunicazione del Gruppo Miroglio. Ed è stato proprio l'andamento positivo dei marchi dell'abbigliamento, e in particolare quelli del #'pronto moda'', a bilanciare i cali della divisione tessile (quest'ultima rappresenta il 45% del business del gruppo) di Miroglio che chiude il 2003 mantenendo le posizioni dell'anno precedente a 910 milioni di euro e con 750 negozi ad insegne del gruppo, di cui 300 di Motivi e 115 a insegna #Oltre', altro loro marchio di pronto moda.
Nei primi posti in classifica del pronto moda italiano c'è sicuramente il gruppo Teddy, meglio noto con il suo marchio Terranova (349 punti vendita in 32 nazioni con un fatturato di 204 milioni di euro nel 2003 e una previsione di 250 per l'anno in corso). Anche per loro una domanda di rito: come mai gli spagnoli e gli svedesi sono stati più bravi degli italiani nel pronto moda? «Non credo che sia una questione di paese, ma di aziende e di scelte che le hanno premiate, risponde Pierluigi Marinelli, direttore commerciale di Terranova. D'altra parte, bisogna dire che le aziende italiane sono molto più provinciali di quelle estere. Il modo di affrontare il mercato è molto più da piccola impresa che da grande azienda e gli imprenditori italiani non sanno delegare e attorniarsi di un management capace di garantire un futuro».
A guadagnarsi un posto di tutto rispetto nella #moda veloce' è Conbipel che negli ultimi anni sta portando avanti, con successo, un processo di trasformazione da marchio dell'abbigliamento in pelle a marchio di total look (stima di chiudere il 2003 con 340 milioni di euro e 145 negozi nel mercato italiano e dal mese prossimo fanno il loro esordio nei mercati esteri). Il tutto a prezzi bassi, naturalmente, che come spiega Franco Massa, presidente del gruppo «sono prezzi più bassi del 20% di Zara, a parità di prodotto». Insomma è una guerra sui prezzi per i prontisti. «La nostra, spiega Massa, è una ditta gestita ancora a livello famigliare con spese molto limitate. Riusciamo quindi a contenere i costi». Il fatto che la gestione non sia fatta da management esterno non impedisce, però, al gruppo piemontese di vendere 10 milioni di capi. Nei prossimi mesi apriranno nelle aree centralissime di Milano, Bari, Napoli, Firenze e Cagliari. Tutti negozi intorno ai 3000 metri quadrati. Per il biennio #93-94 che comprende un piano di 25 aperture di negozi di proprietà hanno investito circa 90 milioni di euro, di cui parte della spesa è stata destinata all'acquisto dei muri. E intanto le strategie del gruppo continuano sul binomio «minimi costi e massimo rendimento».
Estratto da Affari & Finanza del 9/02/04 a cura di Pambianconews