Il Lanificio Cariaggi sembra uscire indenne dalla crisi attraversata l'anno scorso dalla filatura italiana. Per l'azienda marchigiana, infatti, il bilancio 2003 si chiude con un fatturato che sfiora i 30 milioni di euro, in crescita del 10 per cento. E anche per quest'anno le previsioni restano all'insegna dell'ottimismo. «Il nostro budget indica ricavi per 32 miliardi» spiega l'amministratore delegato Piergiorgio Cariaggi, che non nasconde la soddisfazione per gli ordini che sta raccogliendo a Pitti Filati. Certo, a dare una mano all'azienda marchigiana è intervenuta anche la debolezza del dollaro (valuta utilizzata per l'acquisto della materia prima), che ha consentito di contenere i prezzi. Nello stesso tempo, spiega Cariaggi, «dal momento che noi vendiamo un prodotto che rappresenta la materia prima per chi lo trasforma, anche all'estero la forza dell'euro incide meno rispetto al prodotto finito».
A conferma della fiducia nel prossimo arrivo di una ripresa, Cariaggi ha varato un investimento da 3,4 milioni di euro per l'ampliamento dello stabilimento e l'acquisto di nuovi macchinari #'tagliati su misura'', in grado di aumentare ulteriormente la flessibilità dell'azienda. Che oggi conta su sette filature per le lane cardate e due per quelle pettinate.
La materia prima, il cashmere, viene prevalentemente dalla Mongolia cinese, dove Cariaggi ha da tempo costituito una una joint venture con un'azienda locale, che ne controlla il 66% (il 33% fa capo a Cariaggi).
Estratto da Il Sole 24 Ore del 5/02/04 a cura di Pambianconews