Andare a produrre in Europa dell'Est non basta più. Per arginare la feroce concorrenza internazionale (e cinese in particolare), l'industria italiana dei filati, riunita fino a domani a Firenze per la 54esima edizione di Pitti Immagine Filati (78 aziende e 96 marchi), guarda ormai con crescente attenzione alla Cina e ai grandi mercati asiatici. Non tanto per trasferivi l'intero ciclo di lavorazione (impresa da molti considerata costosa, rischiosa e difficile da gestire) quanto per assicurarsi il controllo di una fase produttiva ad alto valore aggiunto, in testa la tintoria, e offrire così un servizio #'pronto'' ai grandi clienti americani che in quell'area producono.
Al progetto sta lavorando la biellese Zegna Baruffa, leader nei filati per maglieria esterna, 170 milioni di ricavi 2003 (-15%) che sfiorano i 200 a livello consolidato, dal 1998 presente in Ungheria. «Intendiamo puntare sempre più sul servizio al cliente, spiega Massimiliano Zegna Baruffa, amministratore delegato. In giugno abbiamo costituito una joint venture per la fase della tintoria in Giappone, mercato che sta andando bene, e ora stiamo facendo la stessa operazione in Cina».
Obiettivo identico per il gruppo piemontese Grignasco, 69 milioni di ricavi consolidati 2003 (-15%) e una razionalizzazione in atto che ha portato a ridurre la produzione italiana (sostituita con acquisti di filati realizzati in Europa orientale) e a chiudere la filatura bresciana per concentrarsi a Grignasco. «Stiamo valutando iniziative in Cina, dice il presidente Giancarlo Lombardi, con l'intento di servire i mercati asiatico e americano. Siamo aperti a tutte le soluzioni, ma l'interesse più forte è verso la tintoria, che rappresenta una fase ad alto valore aggiunto».
Ne sa qualcosa Giuliano Coppini, presidente della pratese Lineapiù (142 milioni di fatturato consolidato 2003, in crescita del 6% sull'anno precedente) che tra i primi, sei anni fa, inviò i propri tecnici in Cina per insegnare alle maestranze locali la tecnica della tintoria e dare gambe alla partnership varata con lungimiranza. «Non è stato facile, spiega Coppini, ma domani questa nostra presenza, che oggi assicura un servizio rapido ai grandi gruppi che producono in Cina, potrà essere la testa di ponte per entrare nel mercato del consumatore cinese».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 5/02/04 a cura di Pambianconews