Dimezzare il debito netto: questa è l'impegnativa attraversata che Prada, il gigante industriale della moda italiana, ha dovuto affrontare dal settembre 2001, quando la posizione finanziaria netta era negativa per 2,1 miliardi di dollari. L'obiettivo è pervenire a fine di quest'anno a meno di un miliardo, di cui 700 milioni sono rappresentati da un bond Deutsche Bank, garantito da un pool di banche italiane, in scadenza nel 2005. «Ma è un bond, tiene subito a chiarire Patrizio Bertelli, intervistato nel suo quartier generale di Milano, che si riferisce alla holding di controllo la Itmd Investments ed è strutturato in modo tale che il suo rimborso è di fatto completamente slegato dalla capacità finanziaria di Prada perché è un bond Deutsche e come tale ha goduto del rating e dello spread attribuito alla banca tedesca».
Bertelli sottolinea queste caratteristiche perché sa bene che di questi tempi basta la parola bond a suscitare diffidenze. «I nostri bond da 50 e 130 milioni li abbiamo rimborsati. Faremo lo stesso per quello da 700 milioni ma è importante che alla sua scadenza il nostro gruppo si presenti con una situazione finanziaria che veda la nostra società operativa, la Prada Holding Nv controllata la 100% dall'Itdm, con un debito netto sceso dai 1.067 milioni di fine 2001 a 290. Oggi siamo a quota 545 con l'operazione immobiliare che stiamo per chiudere».
«Una mano, dice Bertelli, me l'attendo anche dalla congiuntura dopo un biennio difficile per la moda in generale. America e Giappone stanno andando decisamente bene. E lì i nostri punti vendita stanno segnando importanti recuperi anche se l'euro forte non ci aiuta. In Italia, invece, il mercato continua a soffrire per il calo di flussi turistici, in particolare dagli Usa e dal Far East». Fatturato attorno agli 1,6 miliardi, suddiviso abbastanza equamente tra Europa, Stati Uniti e Giappone più Far East, Prada nel 2003 ha realizzato un mol vicino ai 200 milioni con un risultato netto che dovrebbe essere doppio rispetto a quello di 27 milioni del 2002. «I tempi della crescita vorticosa, ammette Bertelli, sono ormai alle spalle ma quello che ti conforta è vedere come il nostro modello di business industriale, concentrato tutto all'interno dalla produzione al punto vendita, sia sempre più diffuso tra gli altri player del settore». E la Borsa? «Non ci abbiamo rinunciato. è solo questione di attendere i tempi».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 5/02/04 a cura di Pambianconews