Anche nel 2003 il settore dell'abbigliamento junior ha ottenuto risultati complessivi migliori di quelli che hanno caratterizzato, in media, il sistema moda italiano. Lo scorso anno, infatti, in un contesto in cui per la filiera tessile-abbigliamento-moda nel suo complesso si stima una flessione delle vendite dell'ordine del 4%, il fatturato totale delle circa 2000 aziende (per complessivi 30 mila addetti) attive nell'abbigliamento per ragazzi dovrebbe stabilizzarsi a 1,85 mld. di euro. Questo risultato si è prodotto come sintesi di andamenti analoghi per le esportazioni da una parte e per i consumi nazionali dall'altra.
Le vendite estere del comparto (stimate in base alle indagini congiunturali di Sistema Moda Italia, in quanto i dati ufficiali Istat non consentono di separare i prodotti per ragazzi dall'insieme complessivo relativo all'abbigliamento per adulti), dopo un primo trimestre ancora positivo hanno infatti iniziato a perdere terreno e si stima che archivino il 2003 su livelli solo leggermente superiori (+0,2% in valore) rispetto a quelle che hanno caratterizzato il 2002. Per quanto riguarda i mercati, i risultati più soddisfacenti sono stati ottenuti negli Stati Uniti e in Giappone, mentre le maggiori piazze europee si sono caratterizzate per una situazione complessiva di stagnazione.
Una situazione di spesa complessiva stagnante e di quantitativi venduti in calo ha caratterizzato anche il mercato interno. La scorsa stagione invernale (A/I 2002-2003) è stata archiviata con una spesa corrente delle famiglie italiane in flessione dello 0,7% mentre i risultati della successiva P/E sono stati leggermente migliori (+0,2% l'incremento registrato per la spesa in abbigliamento junior nel suo complesso, compresi i prodotti di intimo che non vengono invece considerati nei dati della Tavola 3 riportata più avanti).
Nel segmento maschile, i risultati complessivi di sell-out più soddisfacenti hanno interessato, nel periodo gennaio-ottobre 2003, la camiceria (+6,5%), l'abbigliamento in pelle (+2,5%) e l'intimo (+1,4%), mentre all'opposto, le flessioni più consistenti (-1%) hanno riguardato il settore sportswear (ovvero quello dimensionalmente più rilevante) e l'abbigliamento tradizionale.
Anche per ciò che riguarda le vendite del segmento femminile, i prodotti più premiati sono risultati quelli della camiceria (+3,9%) e degli articoli in pelle (+2,6%). I cedimenti nei consumi interni di abbigliamento sportswear sono risultati nettamente più evidenti (-4,7%) rispetto alla situazione che ha caratterizzato il mercato maschile.
Per quanto riguarda l'andamento delle vendite per canale distributivo, gli ultimi dati disponibili (relativi alla primavera-estate 2003) evidenziano che, pur in un mercato complessivamente stazionario, i risultati ottenuti a livello di singolo canale sono stati molto disomogenei.
Il dettaglio indipendente di fascia media ha sofferto: sell-out in calo e conseguente diminuzione di quote di mercato hanno infatti interessato tutte le tipologie di consumo, raggiungendo dimensioni preoccupanti soprattutto nel settore neonato (0-2 anni). Il dettaglio indipendente di fascia alta (poco rilevante in questo settore dell'abbigliamento) ha guadagnato posizioni nel segmento bambino, ma ha perso molto terreno negli altri segmenti (bambina e neonato). I risultati migliori, in termini di canalizzazione dei prodotti verso i consumatori finali, sono stati ottenuti, nell'ultima stagione estiva, dalle catene monomarca/franchising, che in questo mercato hanno raggiunto ormai una chiara posizione di leadership. Gli incrementi di sell-out di questo canale sono risultati dell'ordine del 10% nel segmento bambina e nel neonato, ma anche nel bambino gli incrementi di vendita hanno sfiorato il 4%. Le catene hanno nettamente vinto la competizione con la grande distribuzione organizzata (almeno nella stagione analizzata) che ha perso terreno in tutti i segmenti di mercato. Si segnalano inoltre i risultati molto positivi del canale �Ambulante� nel settore neonato (+4,4% il sell-out, per una quota di mercato dell'8,8%).
Nei rapporti fra retailer e fornitore-confezionista è nuovamente emersa con forza l'esigenza di una più stretta collaborazione, sia per affrontare gli aspetti culturali della conoscenza del prodotto, sia per mettere a punto strumenti informatici e di comunicazione più rapidi.
Le informazioni congiunturali più recenti non consentono di individuare chiari segnali di un'inversione di tendenza per il 2004: nelle valutazioni preliminari delle aziende, la campagna ordini per la prossima stagione estiva (P/E 2004) non mostra miglioramenti sul mercato domestico (dove si sconta una flessione degli ordinativi del 4% circa, risultato addirittura peggiore di quello con cui è stata archiviata la stagione invernale 2003), ed è solo dall'estero che ci si attende qualche timido segnale di recupero.
Gli atteggiamenti di acquisto dei buyer si confermano quindi ancora improntati alla massima prudenza in attesa di cenni di recupero sul fronte dei consumi, a loro volta legati ai tempi ed alle modalità della ripresa attesa sul fronte macroeconomico.
In questo senso, i consumi finali di abbigliamento junior dovrebbero ricominciare ad aumentare a ritmi significativi a partire dalla prossima stagione invernale (A/I 2004-2005) grazie soprattutto ai prodotti di fascia alta che dovrebbero consentire alla spesa complessiva di svilupparsi a tassi abbondantemente superiori al 3%.
Le previsioni di AcNielsen sembrano coerenti con l'evidenza empirica degli ultimi mesi che hanno visto ottenere i risultati di vendita migliori ai prodotti sostenuti da una forte e coerente politica #'di marca''.
Anche sui mercati esteri, dove le aziende italiane continuano a realizzare circa il 30% del proprio fatturato, le possibilità di ripresa sono legate a doppio filo all'evoluzione complessiva del quadro macroeconomico. In questo senso, la situazione delle principali piazze europee non dovrebbe risultare, per buona parte del 2004, particolarmente soddisfacente, mentre alcune piazze extra-europee, segnatamente USA e Giappone, hanno già evidenziato chiari segnali di risveglio. Su questo fronte preoccupa tuttavia il rafforzamento dell'euro che rende ancora più costosi i prodotti Made in Italy, già caratterizzati da prezzi medi significativamente superiori a quelli praticati dai competitor locali.
In sintesi, anche in questo comparto dell'abbigliamento, il 2004 risulterà probabilmente un anno di transizione in cui, in assenza di forti recuperi sul fronte della domanda, sarà ancora il lato dell'offerta a caratterizzarsi per i mutamenti più significativi: nuovi layout dei punti vendita, rapidi riassorbimenti e continuo incremento del contenuto moda dei prodotti, assoluta attenzione ai rapporti qualità/prezzo, saranno infatti i driver competitivi principali lungo i quali si muoveranno le aziende ed i distributori italiani.