Tempi strettissimi per il passaggio del testimone in casa Luxottica. Entro la primavera (e non nel giro di un paio d'anni come previsto in un primo tempo), Leonardo Del Vecchio girerà ai top manager una quota rilevante della società della quale controlla il 69 per cento. Secondo alcune indiscrezioni, alla famiglia di Agordo (che sarà guidata dal figlio del patron, Claudio, già titolare del marchio americano Brooks Brothers) cederà il 49% del capitale mentre ai dirigenti (l'amministratore delegato Roberto Chemello, il capo del design e vicepresidente Luigi Francavilla, il direttore del marketing e della divisione retail Antonio Miyakawa, il responsabile del retail Valerio Giacobbi e il cfo Enrico Cavatorta) spetterà la quota residua che verrà rilevata a debito attraverso un management buy-out.
Si tratta di un'operazione che vale circa 5 miliardi e che da un alto garantirà la continuità industriale del gruppo, dall'altro la presenza della famiglia all'interno dell'azionariato senza impegnarla troppo nella gestione del business. Proprio per tutelare l'indipendenza del management (che potrà acquistare le azioni con uno sconto del 5-10%) e per non prevaricarlo nelle decisioni strategiche, non è esclusa la costituzione di un patto di sindacato al quale la famiglia apporterà il 20% circa del capitale, vale a dire la stessa quota conferita dai dirigenti. E non è neppure da scartare l'ipotesi di un'Opa successiva che suggellerebbe così il passaggio del pacchetto di maggioranza.
Il drastico cambiamento di scenario avviene al termine di una delle stagioni più difficili per Luxottica, che ha dovuto combattere contro la feroce svalutazione del dollaro. Una lotta impari che ha avuto un impatto significativo sui conti dell'esercizio 2003: la società dovrebbe infatti chiudere il bilancio con ricavi in calo del 10%, un reddito operativo in flessione di circa il 25% e un utile netto in discesa a 280 milioni (372 milioni nel 2002). Il management conta su un pronto riscatto nel 2004 grazie a nuove operazioni e a una crescita organica nell'ordine del 15 per cento. Aspirazioni che però non sembrano aver convinto gli analisti di Citigroup, i quali ieri hanno ridotto il rating da buy a hold fissando un target price di medio a 14,5 euro (il titolo ha chiuso a 13,2 euro in calo del 2,77%).
Vedi tabella che segue
Estratto da Finanza&Mercati del 13/01/04 a cura di Pambianconews