Se non fosse per l'euro sempre più forte, la 65esima edizione di Pitti Uomo potrebbe segnare la svolta in un settore provato da due anni difficili: le vendite in Nord America e in Asia stanno ripartendo, i nuovi mercati dell'Est Europa e del Medio Oriente danno segnali promettenti. Eppure il cambio sfavorevole alle aziende che vendono in dollari impone cautela.
#E' impensabile trasferire sui listini la rivalutazione dell'euro', dice Gildo Zegna, ad della Ermenegildo Zegna, che negli Stati Uniti realizza il 30% del fatturato, #i nostri prezzi in dollari aumenteranno dell'8%, quelli in euro rimarrano fermi, per il resto compenseremo in parte con l'incremento delle quantità'.La corsa alla moneta unica non partorisce strategie uguali per tutti. #Le azienda del nostro consorzio aumenteranno i prezzi in dollari del 20%', spiega Luca Mantelassi, presidente del Classico Italiano, che riunisce 24 produttori di alta qualità abituati a realizzare il 40% dei ricavi nell'area extra euro.
'Se dovessimo tener conto della svalutazione del dollaro dovremmo aumentare i prezzi del 10%, ma questo non credo sia possibile e dunque l'aumento sarà contenuto tra il 3 e il 5% e ripartito sui tutti i mercati, compreso quelli dell'euro', dice Michele Norsa, dg della divisione abbigliamento della Marzotto.
Il rafforzamento della moneta unica avrà effetti anche sul fronte produttivo, per Marlboro Classics si accentuerà la delocalizzazione così come su questo fronte sta spingendo anche la Inghirami, che vede il 2004 in decisa ripresa. Anno positivo anche se non di grande espansione per Canali che conta su qualità, stile e forza del marchio per mantere le quote di mercato nell'area non euro, dove esporta il 40-45%. Crescita sostenuta invece per Mistral che ha appena acquisito dalla Fingen la licenza per produrre la collezione bimbo di Cotton Belt.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 9 gennaio 2004 a cura di Pambianconews