Un'azienda con la testa nelle tecnologie moderne e basi solide nell'artigianato e nel territorio da cui non potrebbe prescindere a causa del know how maturato. Fabio Borrelli, amministratore e titolare del gruppo napoletano di abbigliamento Luigi Borrelli, riassume in due parole la filosofia aziendale «Progettiamo al computer il prodotto e poi una delle nostre 180 ricamatrici lo rifinisce a mano».
Il giovane (trentottenne) figlio del fondatore controlla le società del gruppo, in larga par te trasferite negli impianti di Nocera Inferiore (Salerno), attraverso la holding Fib spa. La produzione è concentrata quasi totalmente sull'abbigliamento per uomo e comprende camicie, pantaloni, cravatte, giacche e fra breve anche giubbotti. «Abbiamo compreso da tempo, osserva Borrelli, che l'informatizzazione dell'azienda è un'arma competitiva: nella gestione aziendale, permette di individuare e monitorare i centri di costo. A livello industriale, abbiamo il taglio dei tessuti automatico, il magazzino robotizzato e la possibilità di relazionarci con i nostri clienti online».
Cioè?
Noi facciamo tutto su misura e l'artigiano #'firma'' il capo prodotto: un cliente può controllare sul nostro portale la fase di lavorazione in cui è arrivato il suo ordine. E, per esempio, può anche decidere di cambiare qualcosa alla sua camicia se ha cambiato idea.
La domanda di abbigliamento è in fase di stanca: le risulta?
Purtroppo sì: è stato un anno nerissimo per tutto il settore. Nonostante tutto però noi chiuderemo il 2003 con un incremento dei ricavi di circa il 4% a 25 milioni. L'export è del 75 per cento.
Cosa si è inceppato nel made in Italy?
La domanda è stagnante e il super euro è una vera sciagura.
Come avete fatto a limitare i danni?
Siamo in una nicchia di mercato: quella del prodotto personalizzato di lusso, che risente meno della stagnazione economica. Inoltre stiamo tenacemente perseguendo una strategia di crescita attraverso l'estensione della rete commerciale.
Con negozi diretti?
Sì. Oggi sono sette: Milano, Roma, Napoli, Forte dei Marmi, New York, Palm Beach e Melbourne. Oltre a svariati corner in tutto il mondo.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 22/12/03 a cura di Pambianconews