Fare brevetti per tutelare il prodotto. Consorziarsi per superare l'impasse della piccola dimensione e puntare sul marketing aziendale. Questi gli ingredienti fondamentali che suggerisce Mario Moretti Polegato al settore calzaturiero italiano che continua a perdere terreno in quanto a competitività. Polegato, a capo della Geox, a otto anni dalla nascita della sua azienda è riuscito a portarla ad un fatturato consolidato di 240 milioni di euro (questa è la stima per il 2003 che fa registrare un +33% rispetto all'anno precedente) e a farla diventare, nel segmento del comfort, prima in Italia e ottava a livello internazionale. La `ricetta' Polegato assume un significato particolare in questo momento proprio perché l'imprenditore ha trovato la formula giusta per far marciare bene una scarpa di qualità media, che è quella che viene prodotta nella sua azienda.
I produttori di scarpe continuano a perdere colpi nella produzione e nell'export. Perché secondo lei?
Il mondo è cambiato mentre l'impresa calzaturiera italiana è vecchia. La globalizzazione ha portato ad una maggiore competitività che ha congestionato il mercato. Gli imprenditori devono prenderne atto. Non possono rifiutare il confronto con il mercato.
Cosa vuol dire?
«Intendo dire che è vero che si potrebbero creare sistemi protezionistici a livello di dogane, ma è come tornare indietro nella storia. Insomma il punto è che la Cina e altri paesi con manodopera a basso costo devono essere visti come un'opportunità e non come uno svantaggio per l'impresa italiana».
Quindi?
«Bisogna che cambi la mentalità e la cultura della classe imprenditoriale italiana, in questo caso quella calzaturiera, per gestire l'impresa del futuro. Gli imprenditori devono rendersi conto che il know how della scarpa italiana deve rimanere nel nostro paese e che gli stranieri devono venire in Italia per conoscere la vera cultura delle scarpe».
Un grosso problema rimane la dimensione aziendale.
«Per pensare in grande le aziende calzaturiere devono consorziarsi, unendo le diverse specializzazioni e raggiungendo insieme una massa critica che permetta di aprire uffici commerciali all'estero e a fare marketing con un unico marchio».
Sul fronte dei mercati, l'allargamento a Est che sfida pone alla calzatura italiana?
«E' necessario che l'Europa si allarghi, anche attraverso sacrifici, e che così si rafforzi. Perché a parte la Cina nel mercato globale il grande competitor rimangono gli Usa. La loro leadership è molto forte nel tentativo di annientare l'immagine del prodotto europeo e italiano».
Estratto da Affari & Finanza del 1/12/03 a cura di Pambianconews