L'universo delle aziende della subfornitura del sistema moda accusa i colpi della crisi e fatica a trovare nuove linee strategiche per superare le difficoltà. Per il 64% delle imprese che lavorano per conto terzi gli ordini nel 2003 sono risultati in calo (solo I'8% ha goduto di incrementi) e la produzione è diminuita per il 70% delle aziende (non supera il 10% la quota di chi è riuscito a portare a casa una crescita dell'attività).
è una fotografia in movimento quella che emerge dall'Osservatorio sulla sulfornitura del settore moda, alla sua seconda edizione, presentato ieri dal Comitato Network Subfornitura. Una fotografia che coinvolge un pezzo rilevante del sistema: 15mila imprese, 270mila addetti e un giro d'affari di 20 miliardi di euro. L'analisi riguarda la principali regioni del Centro-Nord (Toscana, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Umbria) e i risultati sono frutto dell'elaborazione di 288 questionari distribuiti ad aziende dei settori tessile, abbigliamento, pelle e calzature.
«è la struttura produttiva di base che sta cambiando, sostiene Marco Citterio, presidente di Unioncamere Lombardia, l'organizzazione tradizionale dell'attività si sta capovolgendo, anche la delocalizzazione incide profondamente su tutto il settore». Un'analisi condivisa da Ermanno Rondi, presidente dell'Unione industriale biellese, che parla di «rivoluzione copernicana». «Il sole attorno a cui giriamo, spiega Rondi, non è più il prodotto, è l'utilizzatore». Questo significa che le linee di sviluppo del nuovo tessile non possono più essere l'aumento delle quantità ma un'estrema flessibilità. «Bisogna accorciare tutti i tempi della filiera, aggiunge Rondi, e il modello deve essere quello di piccole e medie imprese molto integrate tra di loro».
Vedi tabella che segue
Estratto da Il Sole 24 Ore del 26/11/03 a cura di Pambianconews