Investita da una crisi senza precedenti e disorientata dall'aggressività dei Paesi in via di sviluppo, l'industria italiana della moda vede pian piano ridursi le vie per recuperare competitività. E guarda con sempre maggiore attenzione al trasferimento delle produzioni all'estero, non solo, com'è stato finora, per gli articoli di fascia bassa, ma anche, in prospettiva, per quelli di lusso. Ad aprire la strada a questa ipotesi è stato ieri Leonardo Ferragamo, a capo del gruppo fiorentino di famiglia, in occasione del convegno sulle Nuove opportunità di sviluppo del sistema moda, organizzato dalla Camera di commercio di Firenze e da «Il Sole-24 Ore».
«Finora non abbiamo mai prodotto nulla fuori dall'Italia, ha spiegato Ferragamo, ma oggi la nostra struttura produttiva è fortemente minata». Guardare ai Paesi a basso costo della manodopera è inevitabile. «Il decentramento ci preoccupa, ha aggiunto Ferragamo, ma affidare le produzioni all'estero sarà un passo ineluttabile che andrà gestito bene, rafforzando il know how interno all'azienda per controllare le fasi fuori». In questo modo, secondo l'imprenditore fiorentino, si potrà traghettare l'evoluzione del made in Italy in made by Italy.
AI processo sta già lavorando da tempo un protagonista del distretto tessile di Prato come Leandro Gualtieri, presidente di Intesa moda e del gruppo Filpucci filati, che si prepara a trasferire parte della produzione in Romania. «Ben venga la tracciabilità, ha sottolineato Gualtieri, ma per darle un senso è necessario intensificare le attività promozionali e di informazione al consumatore». «Dobbiamo organizzarci meglio per vendere all'estero, ha affermato Gaetano Marzotto, presidente di Pitti Immagine, utilizzando i marchi globali come un cuneo che apre la porta alle aziende di medie dimensioni».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 26/11/03 a cura di Pambianconews