Ma quando un orologio si può dire di lusso? «La definizione è alquanto sfuggente, perché è molto legata a fattori emozionali e psicologici, allo status symbol e al design innovativo delle forme, tutti elementi che alla fine determinano l'acquisto di un bene così prezioso e soprattutto ne fanno oscillare verso l'alto il valore» spiega Andrea Araldi, segretario di Assorologi.
Sono proprio gli orologi di lusso e quelli legati alle griffe di moda a salvare il mercato dell'orologeria, di anno in anno sempre più in crisi. Le vendite in Italia nel 2002 si sono assestate sui 4.952.000 pezzi, l'11,3% in meno rispetto all'anno precedente, per un valore complessivo nel 2002 di 1.025 milioni di euro spalmato tra i 12.868 punti vendita italiani. Le preferenze di chi acquista orologi lo scorso anno si sono indirizzate soprattutto verso la tipologia cronografi e sport (52,6%), mentre la linea classica ha assorbito il 42,3% del mercato e la fashion il 5,1 %, rivelandosi quella che in due anni ha più che triplicato le vendite ferme nel 2000 all'1,5 per cento.
Orologi di lusso importati soprattutto dalla Svizzera, polo leader nella gamma medio-alta dell'orologeria, e da cui l'Italia acquista il 62% dei prodotti, a fronte di un'esportazione, sempre verso la Confederazione, del 34% della produzione italiana. Produzione che può contare su 31 marchi (fonte Pambianco Strategie di Impresa), molti dei quali di prestigio legati all'alta moda (nell'anno in corso i marchi dati in licenza sono stati 81), e su un'esportazione che nel primo semestre del 2003 ha segnato complessivamente un aumento del 2,7%o, con picchi significativi verso Gran Bretagna (+35,3%), Francia (+32,3%), Germania (+16,1%) e Hong Kong (+14,1%).
Estratto da Il Sole 24 Ore del 24/11/03 a cura di Pambianconews